Inferno o paradiso, eutanasia dell’anima peccatrice? Ma senza la penitenza si può fare?

di Sergio Carli
Pubblicato il 2 Aprile 2018 - 06:50 OLTRE 6 MESI FA
Inferno o paradiso, eutanasia dell'anima peccatrice? Manca la penitenza da espiare

Inferno o paradiso, eutanasia dell’anima peccatrice? Ma senza la penitenza si può fare?

Inferno o paradiso, eutanasia dell’anima peccatrice? Ma senza la penitenza si può fare? L’inferno esiste, ha voglia a dire il Papa Francesco che non è vero. Il Vaticano ha subito smentito, il Padreterno ha mandato un segnale forte e chiaro. Ma che cosa è davvero l’inferno?

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Alla morte fisica, che pone fine ai nostri mali su questa terra, Papa Francesco ora aggiunge quella dell’anima, per lui orribile perché ti esclude dalla visione di Dio, ma per il peccatore impunito e impenitente meglio di una indulgenza plenaria. Un vecchio ateo amico di Scalfari che era stato a scuola dai Gesuiti, si risvegliò da un infarto in una bianchissima sala di rianimazione. Pensò di essere in paradiso. Confessò, dopo, di avere provato un attivo di imbarazzo. Ricordava la noia delle funzioni religiose e la prospettiva di una eternità passata a cantare laudi non lo rendeva felice.

Ma in materia di inferno e di vita eterna le idee sono tante, contraddittorie e anche un po’ confuse. Solo i buoni e i pentiti risorgeranno, anche nel corpo, come ripete ogni giorno anche Papa Francesco quando recita il Credo durante la Messa.

Gli altri che fine faranno? Francesco dice, papale papale, che saranno come vaporizzate, annichilite, un puf e via, spariranno per sempre. Niente fuoco eterno ma soluzione finale.

In mezzo c’è un’altra domanda senza risposta. Dio perdona, è un gesto d’amore. Ma Dio non è buonista perché è giusto, anche se il Figliol Prodigo potrebbe far dubitare. E se è giusto, perdona ma esige che il pentito sconti la pena. La penitenza inflitta dal confessore ne è un simbolo ma c’è da dubitare che a Dio basti un pater ave gloria biascicato in fretta per estinguere il peccato. L’equazione peccato, pentimento, perdono manca della variabile espiazione.

Nessun peccato resterà impunito su questa terra, ammoniva Sofocle.

Se però viene meno la pena dell’inferno, qualcuno può pensare che l’obliterazione finale sia alla fine una pena risibile. Non ci sono più, non soffro più, i miei mali, come quelli di Amleto, sono finiti.

Che Francesco si sia lasciato andare a una tanto clamorosa affermazione parlando en amitié con Eugenio Scalfari non ci sono dubbi. Chi lo conosce, sa che Scalfari non inventa. Può metterci del suo, può portare l’intervistatore dove interessa a lui, ma è troppo onesto giornalista per riportare cose non dette. Dotato di memoria prodigiosa, raramente prende appunti, ma, quando scrive, riporta tutto correttamente.

La teoria della morte eterna non è però nemmeno tanto originale. A leggere questo passo del Vangelo di Giovanni, “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (3:16). Ancora Giovanni: “Quelli che hanno fatto il bene risusciteranno alla vita; e quelli che hanno fatto il male risusciteranno a condanna” (5:29) Se ne può dedurre esattamente che la vita eterna non è una condizione universale ma solo una opzione, disponibile, appunto, per buoni e pentiti.

Gesù non disse esplicitamente che gli esseri umani avessero un’anima immortale. Fu una successiva elaborazione della Chiesa. Gesù parlava di risurrezione dei morti. (Luca 14:13, 14; Giovanni 5:25-29; 11:25). Resurrezione della carne come dice il Credo, o risurrezione dell’anima come più verosimile e in linea con una più ragionevole teologia? Per quale motivo Gesù avrebbe fatto capire che quelli che non credevano in lui sarebbero morti? Se avesse veramente voluto dire che sarebbero vissuti in eterno, soffrendo in un inferno di fuoco, non lo avrebbe detto?

Nel 1995 la commissione per la dottrina della Chiesa d’Inghilterra disse: “L’inferno non è il tormento eterno, ma è la scelta definitiva e irrevocabile di qualcosa di così completamente e assolutamente contrario a Dio da portare inevitabilmente all’annichilazione totale”.

Lo stesso Papa Francesco, col sostegno del più autorevole teologicamente Papa Benedetto XVI, aveva negato un inferno di fiamme e catene, ribadendo però i tormenti dell’anima. Basterebbe l’idea passare il resto dell’eternità a contemplarci, rivedendo e rivedendo il film della nostra vita, per spingerci a correre al più vicino confessionale.

Partiamo dalla fonte primaria su Gesù, il Vangelo. Il sito Incontrare Gesù riporta una serie di citazioni. Eccole

Ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello “stupido”, sarà giudicato dal tribunale; e chi gli avrà detto “pazzo”, sarà condannato al fuoco dell’inferno. Matteo 5:22

Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Matteo 13:40

E li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti. Matteo 13:42

Ora, se la tua mano, o il tuo piede, ti è occasione di peccato, mozzali e gettali via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani e due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. Matteo 18:8

Allora il re disse ai servi:”Legatelo mani e piedi, prendetelo e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti. Matteo 22:13

Serpenti, razza di vipere! Come sfuggirete alla condanna dell’inferno? Matteo 23:33

Allora Egli dirà ancora a coloro che saranno a sinistra:”Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Matteo 25:41

E questi andranno nelle pene eterne, ed i giusti nella vita eterna. Matteo 25:46

Ma chiunque bestemmierà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, ma sarà destinato alla dannazione eterna. Marco 3:29

Se la tua mano ti è occasione di peccato tagliala! E’ meglio per te entrare monco nella vita, che avere due mani ed andare all’inferno, nel fuoco inestinguibile. Marco 9:43

In questo Gesù rientra nella tradizione biblica. Ecco alcune citazioni:

“Gli empi se n’andranno al soggiorno dei morti” (Salmo 9:17),

“Sono cacciati come pecore nel soggiorno dei morti; la morte e il loro pastore” (Salmo 49:14).

“Passano felici i loro giorni poi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti” (Giobbe 21:13).

“Perciò il soggiorno dei morti si è aperto bramoso, ed ha spalancata fuor di modo la gola; e laggiù scende lo splendore di Sion, la sua folla, il suo chiasso, e colui che in mezzo ad essa festeggia” (Isaia 5:14).

“Tu pronunzierai questo canto sul re di Babilonia e dirai:.. Il soggiorno dei morti, laggiù si è commosso per te, per venire ad incontrarti alla tua venuta. Il tuo fasto e il suon dei tuoi salteri sono stati fatti scendere nel soggiorno dei morti” (Isaia 14:3,9,11).

“Allora ti trarrò giù, con quelli che scendono nella fossa, fra il popolo d’un tempo, ti faro dimorare nelle profondità della terra, nelle solitudini eterne, con quelli che scendono nella fossa…” (Ezechiele 26:20).

Gesù era grande conoscitore delle Scritture, fin dall’infanzia diede saggi della sua scienza. Fu vicino, o ne fece parte (parola di Papa Ratzinger), alla setta ebraica degli esseni.  Lo storico Giuseppe Flavio scrisse: “Presso di loro è salda la credenza che . . . le anime immortali vivono in eterno”, mentre “con una concezione simile a quella dei figli dei greci . . . alle anime cattive attribuiscono un antro buio e tempestoso, pieno di supplizi senza fine”.

A cosa si riferiva Gesù parlando di chi è gettato “all’inferno”? si chiedono i Mormoni: il “fuoco eterno” contro cui mise in guardia Gesù è letterale o simbolico? In che senso i malvagi se ne vanno “al supplizio eterno”? La parola greca originale tradotta “inferno” in Marco 9:47 è gèenna. Il termine deriva dall’ebraico geh hinnòm, che significa “valle di Innom”. Questa valle si trovava nelle immediate vicinanze dell’antica Gerusalemme. Ai giorni dei re di Israele veniva usata per il sacrificio di bambini. Ai giorni di Gesù gli abitanti di Gerusalemme utilizzavano la valle di Innom come discarica. Vi gettavano i corpi morti di abietti criminali e tenevano sempre acceso il fuoco per eliminare i rifiuti e i cadaveri.

Perciò Gesù usò la valle di Innom, o Geenna, come appropriato simbolo di morte senza speranza di risurrezione. Fece capire bene questo punto avvertendo che Dio “ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna”. (Matteo 10:28, CEI) La Geenna rappresenta la morte eterna, non il tormento eterno.

E questo confermerebbe l’evoluzione del pensiero di Papa Francesco.

 

La dottrina secondo cui l’inferno è un luogo di tormento, secondo i Mormoni, non si basa sulla Bibbia. È invece una credenza pagana  trasferita nell’insegnamento cristiano:

“Gli antichi egizi credevano in un inferno di fuoco. Un loro testo, che risalirebbe al 1375 a.E.V., parla di quelli che “saranno gettati a testa in giù nelle voragini di fuoco; e . . . non avranno via di scampo, e . . . non potranno sfuggire alle fiamme”. Riguardo a quelli che erano nel mondo di sotto, il filosofo greco Plutarco (46 ca.-120 E.V.) scrisse: “Emettevano gemiti mentre subivano spaventosi tormenti e ignominiosi e strazianti castighi”.

Poi venne il Medioevo e il fuoco per bruciare eretici, ebrei e streghe si sprecò. La regina d’Inghilterra Maria I (1553-1558), detta “la Sanguinaria”  mandò al rogo quasi 300 protestanti, dicendo: “Dato che le anime degli eretici dovranno bruciare nell’inferno per l’eternità, non posso fare nulla di più appropriato che imitare la vendetta divina bruciandoli sulla terra”.

La Chiesa, prima di bruciarli o decapitarli o squartarli, li faceva confessare e pentire. Il paradiso era garantito.

Pentimento, perdono, pena…