La Rai non è la Bbc: fa il canale in inglese e smantellerà Rai1?

di Sergio Carli
Pubblicato il 26 Ottobre 2017 - 13:13 OLTRE 6 MESI FA
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La Rai non è la Bbc: fa il canale in inglese e smantellerà Rai1?

Da Cronaca Oggi.com.

Rai. Ucci ucci, sento odor di… Certo si sente puzza dalle anticipazioni sul nuovo Contratto di servizio che legherà la Rai allo Stato nei prossimi anni. Se ne trova traccia nella analisi del Corriere delle Comunicazioni, nelle anticipazioni di Repubblica e, per chi sa leggere questo tipo di documenti, nel testo stesso come anticipato su Prima.

Berlusconi può ben paragonarsi al poeta romano Orazio che scrisse: “Èxegì monumèntum àere perènnius…pýramidum àltius” (Ho costruito un monumento più eterno del bronzo, più alto delle Piramidi).

Ma questa non è poesia, è prosa burocratica che scolpisce nel marmo il futuro di Mediaset. Il linguaggio è ostico e ermetico, le anticipazioni incomplete e anche un po’ difficili da intrretare. Ma il disagio aumenta via via che si va a fondo.

La cosa più ridicola è che è previsto che la “Rai distribuirà nel mondo un canale che racconterà il nostro Paese agli stranieri, 24 ore al giorno e interamente in lingua inglese”. E già questo puzza di demenza. Quanti nel mondo staranno alzati la notte per sentire l’auto elogio degli italiani, o le nostre cronache ? La Bbc smantella le emissioni per l’estero e noi vogliamo parlare al mondo da Saxa Rubra.

Poi ci sono le sovvenzioni ai produttori italiani. Aldo Fontanarosa parla di 2 poi 3 milioni anno: non si capisce se per le sole trasmissioni in inglese. In questo caso sarebbe un po’ poco. Leggendo il vecchio contratto le cifre che balzano agli occhi sono enormi. Si parla di un minimo del 4 per cento fino al 25 per cento del fatturato Rai che è di miliardi. Ci sono anche direttive europee, per carità. I francesi hanno fatto scuola. Però i francesi fanno in generale film godibili e di buon livello. Gli italiani solo film jettatori e zeppi di parolacce, come se i copioni fossero stati tutti visionati da Beppe Grillo. Basta andare al cinema qualche volta. Le parola chiave sono vaffanc.. e c…zo.

Il disagio aumenta quando si legge sul Corriere delle Comunicazioni il passo seguente, dedicato al capitolo “assai delicato” delle frequenze.

Si tratta dell’architrave da cui dipende il successo di un network radiotelevisivo, a prescinere dalla qualià dei programmi. La staticità complessiva del mercato tv in Italia, con la 7 inchiodata sul bagnasciuga dalla scarsità delle frequenze è la conferma di tale assioma. Secondo il Corriere delle Comunicazioni,

“all’orizzonte dei broadcaster si profila un appuntamento spartiacque: l’applicazione delle direttive comunitarie sulla riassegnazione delle frequenze intorno ai 700 Mhz per dar modo di rendere disponibile spazio a favore del 5G, dell’IOT e quant’altro. A Rai viene richiesto sostanzialmente di liberare il Mux 1 – dove ora trasmette Rai Uno – a favore dell’emittenza locale. Su questo tema, permangono aree che necessitano di ulteriori chiarimenti proprio perché la posta in ballo (non solo per quanto riguarda la copertura del territorio che, ricordiamo, si dovrebbe attestare al 100% con ovvie ricadute sugli impegni economici necessari) è assai rilevante. Gli operatori Tlc premono alle porte, consapevoli che una buona parte delle scommesse tecnologiche sul futuro della diffusione dei segnali radiotelevisivi potrebbe passare attraverso le loro torri e non più, forse, con quelle di alta quota di Rai Way.”