ROMA – E’ un caso l’intervista quasi fantasma di Monica Maggioni al presidente siriano Bashar al Assad realizzata il 26 novembre. Perché Assad è un dittatore? Per quello che ha dichiarato il dittatore? Perché in fondo, sebbene colpevolmente, la Siria non ci interessa più?
Sarebbero stati tutti motivi ragionevoli, o plausibili. Più banalmente, perché fino a quando non l’ha trasmessa la tv siriana e solo ieri, al termine di una trattativa degna di Camp David, non è passata sul Radio Play, l’intervista è rimasta nei cassetti degli uffici Rai.
Il senatore Gasparri ne ha fatto l’oggetto di una interrogazione parlamentare alla Commissione di Vigilanza. Perché, chiede Gasparri, l’ad Salini autorizza un’intervista di questa importanza e poi non riesce a farla trasmettere su una qualsiasi delle testate Rai?
Il perché, in realtà, non è un segreto per nessuno. I retroscena abbondano, si narra di una riunione burrascosa con il direttore di Rainews 24 Antonio Di Bella e Salini, Maggioni presente. Di Bella l’intervista non la voleva. Il primo di una lunga lista di direttori riluttanti, “Carboni, Sangiuliano, Paterniti e pure Annunzia,” elenca il Fatto Quotidiano. Per questo Salini l’ha dovuta trasmettere sull’unica testata che non ha un direttore.
Sembra dunque che alla Rai ognuno lavori per sé e per quelli della sua testata, incursioni esterne (Maggioni dirige Rai com, che è una spa marziana rispetto alle liturgie della casa madre) non sono gradite. Con la scusa di rispettare la lunga catena di comando e ossequiare la burocrazia interna si difende l’orticello. Con mentalità corporativa.
Le notizie non sembrano rappresentare core business e ragione sociale dell’azienda. Per Di Bella l’intervista è nata male e non è adatta alla sua rete di all news, perché ribadisce posizioni già note di Assad. Note, forse perché diffuse da qualche autorevole broadcaster che realizza scoop per mestiere?
Una valutazione condivisa anche dalle altre testate Rai alle quali è stata proposta la messa in onda. E dal rappresentante 5 Stelle in Vigilanza, Alberto Airola, che stupisce e si scandalizza perché non tollera un giornalista faccia il suo lavoro.
Quella che chiama “l’irresponsabilità di una manager Rai che per qualche oscura ragione ha deciso di intervistare un capo dello Stato straniero presentandosi come giornalista Rai”. C’è della follia codina in questo metodo: per il puritano, il manager di un salumificio non vende salsicce. (fonti Ansa, Il fatto quotidiano)