Ecco 3 buone ragioni perché Renzi rimuova Tito Boeri da Inps

di Marco Benedetto
Pubblicato il 9 Novembre 2015 - 13:28| Aggiornato il 10 Novembre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Renzi tolga Boeri da Inps, 3 perché: esproprio proletario...

Tito Boeri con Papa Francesco: cosa non si fa per un p’ di demagogia—

ROMA – Ci sono almeno tre buone ragioni per cui Matteo Renzi deve pentirsi di avere messo a presidente Inps Tito Boeri e deve rimuoverlo al più presto. Non è mai troppo tardi per rimediare, anche se ha fatto lui l’errore, soccombendo al mito dei professori chiave universale della felicità senza fare tesoro delle esperienze di Mario Monti (tragica) e anche – in piccolo – di Vincenzo Visco. Ecco le tre ragioni, che non ne escludono certo altre, ma alle queli mi limito per semplicità:

1. Il filone Robin Hood, togliere ai ricchi (ma solo se pensionati) e dare ai poveri (ma chi li certifica in poveri fra tre telefoni, due auto e due case a famiglia e soldi in nero? Non certo Istat, ormai organo di propaganda politica a pieno titolo), che Tito Boeri continua a cavalcare, giusto in teoria quando chiama tutti a partecipare, costituisce solo la premessa ideologica della rapina e questo è molto pericoloso.

Matteo Renzi aveva per un po’ camminato anche lui su quel sentiero, poi deve essersi reso conto che sfottere i pensionati, che sono milioni e mantengono milioni, può costare molti voti e almeno a parole ha cambiato linea. Essendo animale politico di razza superiore, al di là di alcuni rocciosi principi è naturalmente aperto alla tattica. Che Matteo Renzi odi i pensionati è scritto nella natura e alla anagrafe e che tra i suoi principi ci sia il loro sterminio è provato dal tarocco inventato per svuotare gli effetti della Corte Costituzionale sulla perequazione delle pensioni.

Qui però non si tratta solo di opportunismo politico. Il principio alla base di quanto sopra è di puro stravolgimento dei capisaldi dello Stato democratico occidentale come si è evoluto dalla  Magna Cartha a oggi, recepiti, nel nostro caso specifico in Italia, dalla Costituzione. Il contributo di ciascuno alla vita dello Stato deve essere proporzionale e progressivo, ma il canale attraverso il quale il contributo passa deve essere uno solo ed è quello del Fisco.

Fare un corto circuito che taglia fuori il flusso Cittadino – Fisco – Spesa dello Stato è semplicemente eversivo, adotta gli stessi principi degli espropri proletari che servivano a finanziare i primi gruppi terroristici. La giustificazione morale è la stessa. Redistribuire. Ma in uno Stato di diritto, solo lo Stato può redistribuire e non può farlo a capriccio, in modo creativo. Le regole ci sono, sono nella Costituzione. Il percorso è obbligato.

2. Matteo Renzi ha messo un certo ordine al pollaio dei precedenti Governi (dall’ultimo Berlusconi, a Monti a Letta) in cui tutti parlavano su tutto, per conquistare un titolo sui giornali, anche minimo pur di far sapere di esistere. Oggi la voce del Governo è una, è la sua. Dirà baggianate, bugie, roba da imbonitore di provincia, ma non è certo peggio di quelli di prima nei contenuti, solo che è più bravo a sparare grosso, incluso l’ultimo Berlusconi.

Da quando è diventato presidente Inps, Tito Boeri si è fatto promotore di iniziative in totale dissonanza dal Governo. Per un po’ si poteva pensare che Renzi lo usasse come assaggiatore, come lanciatore di ballon d’éssai. Ora sembra proprio che Boeri, confortato dalla sintonia con i nonsensi di Papa Francesco, abbia preso il volo, o quanto meno la mano. Questo è pericoloso, perché rinfocola caos e confusione.

3. Tito Boeri gli vuole fare le scarpe o quanto meno diventare ministro e da quella posizione destabilizzare il Governo e il sistema con forza ancora maggiore di quanto non abbia fatto fin dalla nomina in Inps. Tito Boeri ambisce a un ruolo politico di primo piano, per lui il cielo non è un limite, basta vedere la foto di Boeri con Papa Francesco, con il quale ha fatto a gara a dire cose senza senso peggio di Beppe Grillo.