Roma. Ztl. Scandalo Ignazio Marino non paga il permesso né le multe. Messaggero denuncia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Novembre 2014 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA
Ignazio Marino

Ignazio Marino

ROMA – Ignazio Marino sotto accusa: il sindaco di Roma sarebbe entrato con un pass scaduto nella Ztl (zona a traffico limitato) della capitale. A Marino così sarebbero state contestate infrazioni da 80 euro ciascuna, per un totale di 640 euro. E come sottolinea il Corriere della Sera: ” Un sindaco, secondo il Testo unico enti locali, non può avere una lite pendente con il Comune che guida, pena la decadenza”.

Secondo un’interrogazione presentata dal senatore Andrea Augello (Ncd), Ignazio Marino avrebbe “omesso di rinnovare per tempo il permesso per accedere nella Ztl” e per questo motivo “gli sarebbero state elevate diverse multe”. Ma il sindaco “si sarebbe ben guardato dal pagare il dovuto – si legge nell’interrogazione – visto che allo stato risultano almeno 8 contravvenzioni, tra il 26 giugno e il 25 luglio, sospese con un codice di solito utilizzato in caso di ricorso al Prefetto o al giudice di pace”.

Così mentre la gente normale si è vista alzare le tariffe a migliaia di euro, Ignazio Marino ha trovato la chiave: non ha pagato il permesso e poi nemmeno le multe.
Lo scandalo è ancora più grave alla luce dei comportamenti demenziali degli addetti alla mobilità del Comune, che fanno pagare oltre duemila euro per i permessi che danno accesso a tutta la Ztl ma consentono la sosta nelle strisce blu solo durante la vigenza del divieto Ztl.
Secondo i Nobel del Comune di Roma, uno che ha speso più di 2 mila euro per entrare nella zona proibita e sostare nelle strisce blu, dovrebbe uscire, nel cuore della notte, stropicciarsi gli occhi e pagare il biglietto per la sosta nelle ore che intercorrono fra la fine di un divieto Ztl e l’inizio di quello del nuovo giorno.

Scrive Elena Panarella del Messaggero:

Nel documento si chiede di sapere: «Se il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sia a conoscenza di quanto riportato; se intenda accertare l’esistenza di eventuali ricorsi per le contravvenzioni presso la Prefettura di Roma; se, nel caso in cui sussistano i ricorsi, il prefetto abbia provveduto ad informare il presidente del Consiglio comunale sullo stato di avanzamento di questo contenzioso». E ancora «nel caso in cui non sussistano i ricorsi, se risulti quali siano i motivi per cui queste contravvenzioni, peraltro già notificate al sindaco, risultino bloccate e non vengano trasmesse per l’iscrizione a ruolo, causa mancato pagamento».
LA REPLICA
Dal Campidoglio fanno sapere che il rinnovo del permesso della Ztl dell’auto del sindaco ha subito un ritardo amministrativo. Per dare continuità al permesso, l’agenzia per la mobilità ne ha emesso uno temporaneo che è stato registrato nella lista “bianca” dell’agenzia stessa. Non sarebbero così state prodotte violazioni. La procedura informatica attivata prevede infatti il blocco degli accertamenti, che si attiva indistintamente per tutti i titolari che subiscono ritardi nel rinnovo per governare le criticità. I verbali, in sostanza, non vengono trattati e notificati e la procedura non va a compimento.
LA STORIA INFINITA
Il caso scoppiò per la prima volta nel maggio 2013, quando Marino si dimise da senatore dopo l’elezione in Campidoglio. Ma conservò la possibilità di parcheggiare la sua Panda nell’area riservata ai senatori, nei pressi di Palazzo Madama, controllata giorno e notte dai carabinieri. Una opportunità che gli concesse il prefetto Pecoraro dopo alcuni atti vandalici subiti dall’utilitaria. Quindi per motivi di sicurezza Pecoraro chiese a Grasso il permesso di far parcheggiare l’auto del sindaco in piazza San Luigi dei Francesi. Una disposizione che non è mai andata giù a molti senatori, tanto che dopo varie battaglie e interrogazioni dieci giorni fa hanno scritto all’inquilino di Palazzo Madama per chiedere di togliere la Panda del sindaco. Ad un certo punto, la svolta: «Non ci sono più pericoli per l’auto», dicono dalla Prefettura, E l’auto è stata spostata.