Sahara Occidentale, sta per finire uno dei più antichi conflitti africani? Sorpresa, anche grazie a Trump

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Gennaio 2019 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA
Sahara Occidentale, sta per finire uno dei più antichi conflitti africani? Sorpresa, anche grazie a Trump

Sahara Occidentale, sta per finire uno dei più antichi conflitti africani? Sorpresa, anche grazie a Trump

ROMA – Sarà l’amministrazione Trump dell’America First a mettere fine all’ultimo conflitto coloniale in Africa, Marocco e Fronte Polisario porranno fine a quasi 50 anni di aperta ostilità e guerra a bassa intensità nel Sahara occidentale? Il 5 dicembre scorso, per la prima volta dopo sei anni di black-out diplomatico, sono ripresi negoziati fra le parti in causa per risolvere il conflitto: con grande sorpresa degli osservatori più navigati, le trattative si sono svolte civilmente con la promessa di riprendere il filo del negoziato a marzo 2019.

“La conferenza ha posto le basi per un’eventuale soluzione pacifica nel Sahara occidentale in un’atmosfera di franchezza e reciproco rispetto”, recita il comunicato stampa dell’emissario Onu, Horst Kohler, alla conclusione della Conferenza di Ginevra tra Marocco e Fronte Polisario, presenti Algeria e Mauritania come paesi osservatori.

Grande impulso al negoziato è stato offerto da John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, che già nel ’91 fece parte della delegazione delle Nazioni Unite all’epoca del cessate il fuoco: dopo il ritiro della Spagna nel ’75 – l’abbandono dell’ultima colonia firmato re Juan Carlos – fu il Marocco ha sostituire l’antico colonizzatore europeo. Insieme alla Mauritania che però rinunciò subito. 

La popolazione indigena dei Saharawi si organizzò nel Fronte Polisario che da allora rivendica autonomia: per 15 anni fu guerra aperta, con l’Algeria confinante interessato che accolse centinaia di migliaia di profughi e ne armò la resistenza. Dagli anni ’80 il Marocco ha eretto un muro da far invidia a quello sognato da Trump per separare l’80% del Sahara occidentale sotto il suo controllo dall’enclave ribelle. 

Nicolas Niarchos, inviato del New Yorker, è stato in quel pezzo di deserto battuto dal vento, esplorando quella barriera costruita dall’uomo, la più lunga del mondo seconda solo alla Grande muraglia cinese: 2700 km, dalle montagne dell’Atlante all’oceano che copre una distanza come tra New York e Dallas. Torrette con guardie armate marocchine, filo spinato, campi minati, recinzione elettrificate sullo sfondo di dune addormentate. 

“Se pensi alla popolazione del Sahara Occidentale devi pensare ai Saharawis, molti dei quali vivono nei campi profughi vicino a Tindouf (l’ultima città algerina prima del confine, ndr.) nel deserto Sahara, e dobbiamo consentire a queste persone de ai loro figli di tornare e condurre esistenze normali”, ha detto Bolton al giornalista del New Yorker. Un impegno che rischia di andare a buon fine.