San Diego Della Valle: su Repubblica ritratto al miele con sospetti di omissioni

Pubblicato il 15 Maggio 2013 - 13:09 OLTRE 6 MESI FA

Diego Della Valle santificato da Repubblica, in un articolo che cola miele, a firma di Roberto Mania, di solito reporter non certo padronale di problemi del lavoro. Non c’è nulla di male in questo articolo. Se ne leggono tante sui giornali e anche se questo pezzo suona un po’ strano, perché insolito sulle pagine di Repubblica, è più che giustificato trattandosi di uno dei primi inserzionisti di Repubblica.

Quello che invece lascia un po’ perplessi è l’assenza di spirito critico nella stesura dell’articolo. Bastava una rapida ricerca su internet per essere più prudenti invece di riportare, senza presa di distanze, un paio di affermazioni un po’ troppo assolute, da parte di Diego Della Valle, principale azionista e “patron” di Tod’s, società quotata in Borsa.

Si comincia dalle parole sopra il titolo:

“L’industriale non ha mai aperto fabbriche in Cina: “Il profitto non è tutto””.

Il concetto è rafforzato nell’articolo:

“Perché non è un caso che Tod’s non abbia fabbriche in Cina o in altri Paesi dell’estremo oriente. Lì tutto questo non si sarebbe potuto realizzare. Non è con la riduzione dei costi, soprattutto del lavoro, che si fa la qualità di un prodotto”.

Formalmente è corretto: si parla di Cina e di Estremo Oriente, non di Romania. Purtroppo si pecca, dice la Chiesa, non solo con le opere, ma anche con le omissioni. E qui un qualche peccatuccio sarebbe in effetti stato commesso, se è vero quello che

diego della valle

Diego Della Valle: un santino su Repubblica

qualche difficoltà, come ha scritto il Giornale di Berlusconi il 7 ottobre 2011:

“Il “patriota” Della Valle fa le scarpe in Romania

“L’imprenditore che fustiga il Palazzo fa produrre le Hogan all’Est. Però l’azienda non lo dice”.

Altra frase di Della Valle riportata con un po’ troppa sicurezza:

 «Con le dovute eccezioni, la politica per quello che ha fatto a questo Paese non va nemmeno ascoltata».

Il giorno prima dell’articolo di Repubblica, il Fatto quotidiano aveva pubblicato un articolo di Alessandro Ferrucci e Carlo Tecce, intitolato

 “I veri padroni della politica”.

Due pagine dominate da un ritratto di Diego Della Valle, con un capitoletto a lui dedicato. Titolo:

“A chi fa le scarpe?”.

Svolgimento:

“19 marzo 2006. Vicenza. Silvio Berlusconi attacca violentemente Diego Della Valle. Il signor Tod’s replica dalla platea. Sembrano lontani umanamente e politicamente, almeno lì. Eppure qualche anno prima la storia era tutt’altra. Nel 1994 il proprietario della Fiorentina si presenta da Forza Italia con 100 milioni, mentre sono 135 per il Patto Segni, sempre con la formula del “deposito fruttifero”.

“Ma la vera amicizia è quella con Clemente Mastella: nel 1998 dà 50 milioni ai Cristiano Democratici per la Repubblica e 150 mila all’ Udeur per la campagna del 2006, a firma di Andrea (altri 100 mila per la Margherita, da parte di Diego, maggiore dei fratelli).

“Parallelamente alla passione politica, cresce anche il pacchetto aziende, tanto da entrare, nel 2011, nella classifica di Forbes dedicata agli uomini più ricchi al mondo; al marzo del 2013 egli è al 965 ° posto (20 ° italiano), con un patrimonio di 1, 5 miliardi di dollari”.

 

 

 

 

 

Il resto è la storia di Toni, che controlla le pelli “una per una, le tocca, le annusa, le stropiccia, le distende”, con un ritmo che ricorda Vittorio Gassman della tv monocanale in bianco e nero che recita l’Onda di Gabriele D’Annunzio.

Segue la descrizione, presumibilmente corretta anche se un po’ troppo retorica e enfatica, sulla linea del titolo:

A chi fa le scarpe? 19 marzo 2006. Vicenza. Silvio Berlusconi attacca violentemente Diego Della Valle. Il signor Tod’s replica dalla platea. Sembrano lontani umanamente e politicamente, almeno lì. Eppure qualche anno prima la storia era tutt’altra. Nel 1994 il proprietario della Fiorentina si presenta da Forza Italia con 100 milioni, mentre sono 135 per il Patto Segni, sempre con la formula del “deposito fruttifero”. Ma la vera amicizia è quella con Clemente Mastella: nel 1998 dà 50 milioni ai Cristiano Democratici per la Repubblica e 150 mila all’Udeur per la campagna del 2006, a firma di Andrea (altri 100 mila per la Margherita, da parte di Diego, maggiore dei fratelli). Parallelamente alla passione politica, cresce anche il pacchetto aziende, tanto da entrare, nel 2011, nella classifica di Forbes dedicata agli uomini più ricchi al mondo; al marzo del 2013 egli è al 965 ° posto (20 ° italiano), con un patrimonio di 1, 5 miliardi di dollari.

 

“L’azienda paga ai dipendenti le spese sanitarie dal dentista al chirurgo. Padri e figli nello stesso reparto così nasce il miracolo della Tod’s. Della Valle: siamo una comunità, grandi malgrado i politici”

Della Valle, Mr.Tod’s, che viaggia nel mondo con il suo jet privato e atterra in elicottero, qui a Casette d’Ete nel quadrilatero marchigiano degli

scarpari, Montegranaro, Monte Urano, Porto Sant’Elpidio, Civitanova.

Il marchio della sua Tod’s è conosciuto in tutto il globo, un brand made in Italy. Ma questo è soprattutto un successo di un’intera comunità. «I nostri parenti stanno qui, non ad Hollywood», dice Della Valle, presidente e amministratore delegato del gruppo che continua a fare utili (145,5 milioni nell’ultimo bilancio, +7,8%) a dispetto della nuova Depressione.

Qui lavorano 910 persone. Più donne che uomini, età media intorno ai 35 anni. Erano solo in 200 all’inizio. Ed è come se la comunità fosse entrata in azienda, e viceversa. Un tutt’uno che spiega molto di questo successo. Senza ritmi frenetici. Anzi: si fa qualità, una scarpa alla volta. Con le mani e poche macchine. Fabbrica a misura d’uomo”.