Sardegna. Briatore e Nicotri: che crisi! Colpa dei politici? O dei prezzi dei sardi?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Luglio 2014 - 13:19 OLTRE 6 MESI FA
Sardegna. Briatore e Nicotri: che crisi! Colpa dei politici? O dei prezzi dei sardi?

Briatore (LaPresse)

CAGLIARI – Flavio Briatore dichiara la crisi, la peggiore da 15 anni a oggi, ma ne dà la colpa ai politici, anzi, all’intera “classe politica”.

In un’intervista pubblicata oggi sull‘Unione Sarda, Flavio Briatore, scrive il sito del quotidiano, “fa un’analisi a 360 gradi del turismo sardo” e dice: “Credo che questa sia la peggiore estate da quando siamo in Sardegna [1998]”.

Flavio Briatore è stato intervistato per l’Unione Sarda da Piera Serusi.

Gli fa da controcanto un sms di Pino Nicotri, in vacana in Sardegna:

“Ore 12,40. Su 800 metri di spiaggia, 76 persone, compresi mia moglie, me, due vu cumprà e dieci bambini. La crisi c’è e si vede”.

Ma da cosa dipende la crisi in una Italia che registra la spesa più alta (559 euro a testa ogni tre mesi) per telefonini e smartphone?

La analisi di Flavio Briatore non è molto convincente:

“Sotto accusa non la crisi economica – Ibiza, Mikonos o Croazia hanno resistito – ma l’incapacità della classe politica. Promuove invece camerieri e manager sardi: “Sono i numeri uno”” (questa sa tanto di captazio, non potendosi permettere di mettersi contro il personale del suo Billionaire).

E se fosse invece proprio che la Sardegna è ormai troppo cara? Che la voglia di arricchirsi rapidamente, scaricata sui pochi mesi dell’estate, ha reso proibitiva la Sardegna agli stesso sardi?

Facile buttarla sui politici, lo faceva anche Totò. Ma i politici sono l’espressione dei loro elettori. Forse conviene chiedersi se i prezzi non siano diventati troppo alti e se la crisi non abbia semplicemente messo in evidenza la loro incongruità. Era così da anni, ora se ne sono accorti tutti, mentre la concorrenza interna (Salento ad esempio) e internazionale (con quello che spendi per una settimana in Sardegna ci vai alle Maldive e forse risparmi) sono sempre più affilate.

I prezzi non i fanno i politici, ma albergatori, ristoratori e bagnini. E il mercato non fa sconti.