YOUTUBE Berlusconi: “Mussolini forse non era un dittatore”
Pubblicato il 14 Dicembre 2017 - 08:55 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – “Mussolini forse non era un dittatore”. Silvio Berlusconi esordisce con una battuta alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. Era il giorno della lite a distanza con Matteo Salvini, che ha accusato Forza Italia di non aver votato a favore dell’iter veloce per la legge Molteni che cancella lo sconto di pena per i reati gravissimi come ad esempio lo stupro. Per questo il leader della Lega ha annunciato di voler sospendere ogni trattativa con Forza Italia e ha messo in discussione anche l’idea di tenere un vertice prima di Natale. Una minaccia che però non preoccupa Silvio Berlusconi. L’ex premier ridimensiona spiegando che “i capricci” del leader della Lega sono “sopravvalutati. Salvini quando si siede ad un tavolo è una persona ragionevole, con lui governeremo insieme in modo serio”.
Di fronte ad una sala piena per l’occasione (presenti pochi deputati Fi) e volti noti della tv, l’ex premier non ha dubbi sul fatto che la coalizione conquisti la maggioranza e vada a palazzo Chigi: “Spero di poter presentare prima del voto la squadra di governo e anche il premier”, è l’auspicio. Ma nel caso non ci fosse un vincitore, Berlusconi ha già pronto un piano B: “La soluzione piu’ corretta” nel caso nessuno riuscisse ad avere una maggioranza autonoma dopo il voto “sarebbe quella di continuare con questo governo e di consentire un’altra campagna elettorale non brevissima, di almeno tre mesi, che possa permettere ai partiti di far conoscere agli elettori i loro programmi”. Un ragionamento che scatena le ire degli alleati tanto che l’ex premier precisa poi in una nota il senso delle sue parole: “Ho detto una cosa ovvia – dice – nel caso non ci fosse un governo si deve tornare a votare dopo tre mesi ed il governo Gentiloni resta in carica per gli affari correnti. Lo dice la Costituzione”.
La parole del Cavaliere anche se si tratta un’ipotesi minano il precario equilibrio con gli alleati: “Non vogliamo tradire gli elettori. Basta saperlo prima. Noi mai con Gentiloni”, è l’avviso del numero due del Carroccio Giancarlo Giorgetti. Che l’ex premier non abbia mai nascosto il suo apprezzamento per l’attuale presidente del Consiglio è cosa nota ed il fatto, in caso di stallo post elettorale, di voler proseguire con l’attuale inquilino di palazzo Chigi va nella direzione di quanti nell’inner circle azzurro (Gianni Letta ed i vertici Mediaset in primis) predicano stabilità e preferiscono un’ipotesi di questo tipo rispetto all’intesa con il cosiddetto ‘duo’ lepenista. Il Cavaliere smentisce non solo di voler una riedizione delle larghe intese “è una sinistra troppo di sinistra” ma si dice convinto che in questa competizione l’avversario sia rappresentato dal Movimento Cinque Stelle e non dal Pd: “Con le loro divisioni ed un progetto poco concreto per noi non rappresentano un competitor”.
La fresca separazione di Alternativa Popolare è l’occasione per dare “il bentornato a casa ” a Maurizio Lupi, l’unico citato dal leader Fi che per rassicurare i suoi mette in chiaro che nessuno degli ex Ap “entrerà in Forza Italia e che non ci sarà mai una collaborazione con Alfano”, una precisazione che fa scattare l’applauso della sala. Ma se la ‘quarta’ gamba non occuperà posti nelle liste azzurre, i parlamentari di Fi non sono certo al sicuro. Il Cavaliere conferma l’intenzione di volere volti nuovi a sedere sugli scranni del Parlamento. L’idea che in molti azzurri gli abbiano comunicato di non volersi ricandidare non convince nessuno ma l’ex premier garantisce che la decisione sulla composizione delle liste “non sarà solo sua ma verrà approvata dal comitato di presidenza”.
Video da pagina YouTube di Agenzia Vista.