Cesate (Milano), maltrattamenti ai disabili psichici: docce gelate, umiliazioni… Sette indagati VIDEO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Aprile 2021 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA
Cesate (Milano), maltrattamenti ai disabili psichici: docce gelate, umiliazioni... Sette indagati VIDEO

Cesate (Milano), maltrattamenti ai disabili psichici: docce gelate, umiliazioni… Sette indagati

Disabili psichici gravi sottoposti a docce gelate, lasciati la notte al freddo, in inverno, con la sola giacca indosso, tanto da avere sintomi di ipotermia, costretti a sfilarsi la biancheria intima davanti a tutti e dimostrare fosse pulita: sarebbero questi, secondo l’accusa della Procura di Milano, alcuni dei maltrattamenti a cui venivano sottoposti gli ospiti di una comunità di accoglienza di Cesate, in provincia di Milano. 

Maltrattamenti ai disabili psichici nella comunità di Cesate: le misure cautelari

Per questo il giudice per le indagini preliminari di Milano ha emesso sette misure cautelari con l’accusa di maltrattamenti e violenze ai danni di nove disabili psichici gravi, violenze che sarebbero state commesse dal 2017 ad oggi. 

Tra le persone oggetto delle misure cautelari ci sono due titolari della comunità, ai domiciliari, e cinque operatori dipendenti, due dei quali sono stati sottoposti ad obbligo di dimora nel comune di residenza e tre alla sospensione dell’attività per sei mesi.  

I presunti maltrattamenti ai disabili

Secondo quanto emerso dalle indagini del pubblico ministero, gli ospiti del centro sarebbero stati sottoposti a punizioni corporali e vessazioni costanti, picchiati, colpiti con getti di acqua fredda, con oggetti scagliati addosso, sottoposti a continue punizioni fisiche e umiliazioni psicologiche.

In base a quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, iniziate grazie a una segnalazione ai carabinieri di Castellanza (Varese) da parte di una dipendente temporanea della comunità, gli ospiti della comunità erano costantemente obbligati a stare seduti a tavola in posizione perfettamente eretta, alcune volte con bastoni infilati nella cintura e in una bandana legata alla loro testa.

Chi non resisteva veniva costretto a saltare i pasti osservando gli altri mangiare, scrive l’Ansa. La mattina, se qualcuno non si voleva alzare, veniva colpito con secchiate di acqua fredda. Durante la giornata se un ospite dava fastidio veniva colpito con oggetti, bagnato con spruzzini o lasciato fuori dalla struttura al freddo anche per tutta la notte, durante l’inverno, tanto da provocargli ecchimosi da ipotermia. In alcune occasioni erano costretti a sfilarsi la biancheria intima davanti a tutti e dimostrare fosse pulita, in caso contrario venivano obbligati a lavarla a mano nei bagni.

“Fai schifo, sei un animale”, una delle frasi intercettate dagli inquirenti, “quanti mesi ci hai messo per nascere? Meno di nove, perché sei un rompi….”, le parole pronunciate da un operatore a un disabile nato con una grave patologia neonatale. E, ancora, “ti faccio ricoverare, ti mando via”. Infine, chi si lamentava veniva minacciato di dover subire il “metodo Anna”, ovvero “un calcio nel c..o così forte che te lo sfondo”.

Nessun infermiere nel centro per disabili psichici di Cesate

Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini, inoltre, ai disabili sarebbero state prescritte terapie antipsicotiche sotto la sola supervisione del personale non abilitato, operatori socio sanitari e assistenti alla persona, nella totale assenza di personale infermieristico.

La prima segnalazione del 2005

La prima segnalazione di presunti maltrattamenti nella comunità di Cesate risalirebbe al 2005, fatta dalla madre di una delle disabili allora ospiti della comunità del milanese. 

La donna ha raccontato agli inquirenti di averla inviata ad un ufficio sanitario, spiegando che la figlia fosse stata costretta a trascorrere la notte all’aperto, sotto zero, per “punizione”.

“Ho trovato mia figlia in uno stato di prostrazione, l’ho portata in ospedale, dove le sono state riscontrate ecchimosi al volto ed ipotermia, oltre a evidenti rigonfiamenti alle caviglie tanto che non era stato possibile metterle le scarpe”, si legge nell’ordinanza riportata dall’Ansa. 

In seguito emerse che la donna “aveva passato la notte all’aperto, in un balconcino al piano terra, senza protezioni e coperte e con la sola giacca a vento che indossava”.

(Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)