Francesco Macaluso, il poliziotto che ha salvato il 26enne sul tetto: “Non sono un eroe”

di redazione Blitz
Pubblicato il 19 Aprile 2018 - 09:26 OLTRE 6 MESI FA
Francesco Macaluso, il poliziotto che ha salvato il 26enne sul tetto: "L'ho fatto altre volte ma non sono un eroe"

Francesco Macaluso, il poliziotto che ha salvato il 26enne sul tetto: “L’ho fatto altre volte ma non sono un eroe”

ROMA – Ne ha salvati tanti, ma non si sente un eroe. L’agente Francesco Macaluso è il poliziotto che martedì 17 aprile, con scatto epico è riuscito ad afferrare per le gambe il giovane che ha tentato il suicidio in via Lorenzo il Magnifico a Roma, a due passi da piazza Bologna.

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“Ho salvato una persona ma non mi sento un eroe”, dice intervistato dal quotidiano Il Messaggero. “E’ il mio lavoro, lo sognavo fin da bambino”. Con l’umiltà che solo le persone capaci di grandi gesti sanno avere,  l’agente ricostruisce quei concitati istanti.

Il 26enne, di origini straniere, intenzionato a farla finita, era salito sul tetto del palazzo e si è sporto dal parapetto. Prima però si era assicurato di richiudere la porta lasciando inserita la chiave in modo che nessuno vi potesse entrare.

I poliziotti, immediatamente accorsi sul posto, sono dovuti transitare dalla terrazza accanto, superando un groviglio di fili ed antenne, per raggiungerlo. Poi l’agente Macaluso ha cercato di stabilire un contatto, ma con scarsi risultati. Solo la sua prontezza di riflessi è stata provvidenziale, quando l’aspirante suicida si è lanciato nel vuoto e lui lo ha afferrato per i jeans.

“Ho sentito i pantaloni strapparsi – racconta – e ho creduto, vedendolo così magro, che potessero sfilarsi”, racconta al Messaggero.

“L’ho preso per la cintura, il giovane opponeva resistenza, continuava a lasciarsi andare. Sono riuscito a prenderlo perché un mio collega nel frattempo lo aveva distratto”.

“Potevo cadere anch’io? Lo so, ma in quel momento non ci pensi”.

Per l’agente Macaluso, che il segno di quel salvataggio lo porta ora impresso sulla mano sinistra: con le dita piene di graffi e fasciate dai cerotti, non era la prima volta. Entrato in polizia nel 2004 dopo tre anni nei paracadutisti e fin dall’inizio nel reparto volanti prima a Milano e poi a Roma. Questo è il suo quinto salvataggio e quello del 2015 gli è valso addirittura la promozione per meriti speciali.

“Ma non mi sento straordinario, è quasi routine – insiste – Faccio il mio dovere, copro zone difficili come San Basilio, che conosco molto bene. Tanti sono gli interventi come questo che passano in sordina”.

L’intervista al Messaggero prosegue più sul personale. Macaluso racconta di essere siciliano di origine e di sognare questo mestiere fin da bambino:

Dov’è cresciuto?
«Sono nato a Palermo ma a pochi mesi con la mia famiglia siamo arrivati a Roma e fino ai 18 anni ho vissuto a Torre Angela (una delle periferie di Roma ndr), tra i miei amichetti c’erano bambini con drammi famigliari. So cosa significa vivere nel disagio. Credo che questo mi abbia aiutato.

Perché è entrato in polizia?
«Quando giocavamo a “guardia e ladri” facevo sempre il poliziotto era il mio sogno di bambino e l’ho realizzato. La mia vita è questo: i miei figli, il lavoro e lo sport, pratico bodybuilding. Forse (sorride) senza l’allenamento quel ragazzo non sarei riuscito a tenerlo».

Cosa l’aiuta nel suo lavoro?
«I miei figli di 6 e 11 anni. Tornare da loro la sera».