Genova. Teresa Sciaccaluga:”Belin figgieu, che roba! Son zeneize e no ghe mollo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Dicembre 2014 - 08:02 OLTRE 6 MESI FA
Teresa Sciaccaluga, genovese doc: ”Belin figgieu, che roba!"

Teresa Sciaccaluga, genovese doc: ”Belin figgieu, che roba!”

GENOVA – L’alluvione di Genova ha fatto fiorire e scoprire il personaggio di Teresa Sciaccaluga, classe 1928, sloggiata da casa per un pericolo di frana, rientrata dopo pochi giorni come una trionfatrice, la sua vicenda scandita da una serie di frasi in dialetto genovese.

Il Secolo XIX ha diffuso su internet due sue video interviste e decine di migliaia di fan si sono goduti la sua faccia simpatica, lo humor caustico, a metà fra il mugugno e il sorriso,  tipicamente genovesi, la sua sana volgarità popolare, sia nelle parole:

“Belin figgiêu, che roba!” e “Mi son zenéize e no ghe mollo”

sia nel gesto dell’ombrello, con il quale chiude la vicenda per dire che ancora una volta ha superato le asperità della vita.

Sono espressioni sono piuttosto note anche fuori Genova. Il gesto dell’ombrello una volta era, con le corna, la massima espressione di spregio in tutta Italia, prima che gli italiani adottassero, dai telefilm americani, il volgarissimo e osceno dito medio.

Belin è la parola e parolaccia genovese per antonomasia, quella con cui spesso i genovesi sotto le armi venivano chiamati dai commilitoni. Si riferisce all’organo sessuale maschile. In una conversazione un po’ animata fra gentiluomini dei carrugi il numero di belin può anche superare quello di tutte le altre parole messe assieme.

“No ghe mollo” è la parte finale di uno dei versi di “Ma se ghe penso”, la canzone resa famosa da Mina oltre che da Gino Paoli, la struggente poesia dell’emigrante che vuole tornare a Genova, contro il figlio ferfettamente integrato in Argentina: “Ti t’ë nasciûo e t’ae parlòu spagnòllo, mi son nasciûo zeneize e… no me mòllo!”.

Quando è stata fermata da vigili del fuoco e polizia municipale, che le hanno impedito di tornare a casa, ha esclamato:

“O belin, è casa mia, mi ghe vaggu, dite pure quello che volete”.

La storia di Teresa Sciaccaluga ha avuto inizio il 28 novembre, quando, per una minaccia di frana, vengono fatti sgoberare vari palazzi in via Montaldo, una strada un po’ cupa a ridosso del monte del Righi, che si inerpica dalla sponda del Bisagno fino alle alture di Castelletto a Genova. Tra i caseggiati interessati allo sgombero c’è quello in cui abita da 60 anni Teresa Sciaccaluga, che, intervistata da Alberto Maria Vedova, del Secolo XIX, ha espresso il suo disappunto perché le era impedito di ritornare a casa e era quindi costretta a cercare ospitalità presso parenti:

“Cosa vuole che le dica? Ero andata a fare la spesa e, adesso, mi dicono che non posso rientrare a casa. Abito all’ultimo piano, non ho sentito niente, ma guarda un po’…”

E poi la frase che ha fatto il giro del web:

“Belin figgeu, che roba!”.

Pochi giorni dopo, cessato l’allarme, Teresa Sciaccaluga torna a casa, ma ormai è diventata “a suo modo, una star del web”.

E racconta, un po’ autoironica, un po’ incredula (“maniman...”):

“Mi ha chiamato mia nuora Ninni, poi mi ha passato i miei tre nipotini Eugenio, Francesca e Andrea. Oggi quando sono uscita a fare la spesa tanti mi facevano i complimenti, mi hanno vista in tivù o sul computer. Ma io ho solo il telefonino, di tecnologie non ne uso. E chissà mai come sarò bella”.

Maniman, appunto.

“Non sapevo di essere diventata famosa

commenta sorridendo mentre guarda sullo smartphone che qualcuno le porge il video con l’intervista che ormai è

“diventata un fenomeno virale. Ride, sfoggiando la dentiera bianchissima. Ma è pronta a riprendere i toni da battaglia quando ricorda che da tre giorni il suo appartamento è privo di gas”

“Che vengano a rimettermelo, che qui mangiamo come i ratti, solo avanzi e tutti freddi, e che berrettin figgeu!”.

“Belin figgieu, che roba!”. Il video di Teresa del Secolo XIX

In un secondo video pubblicato sempre dal Secolo XIX, Teresa torna a casa. “Niente gas? Non importa” (per il video clicca qui)