Londra 2012: la judoka saudita in gara con un velo speciale, è stata eliminata

Pubblicato il 3 Agosto 2012 - 17:43 OLTRE 6 MESI FA

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LONDRA – La judoka Wojdan Ali Seraj Abdulrahim Shahrkhani, prima donna dell’Arabia Saudita a competere ai Giochi Olimpici, è stata eliminata al primo turno del torneo di judo femminile dalla portoricana Melissa Mojica. La Shahrkhani ha indossato una cuffia nera durante la gara, dopo che la Federazione internazionale di judo le aveva vietato di indossare il velo hijab, pena la squalifica.

“Sono felice di essere alle Olimpiadi. Sfortunatamente non abbiamo vinto una medaglia, ma in futuro ci riusciremo e io sarò una star tra le atlete”, ha dichiarato Wojdan Ali Seraj Abdulrahim Shahrkhani. La ragazza ha sussurrato il suo commento in arabo alla fine dell’incontro passando davanti a giornalisti e telecamere, accompagnata dal padre e allenatore, che la teneva per entrambe le braccia.

La competizione è durata appena 82 secondi, nei quali ha avuto la meglio la portoricana Mojica, che pesa 85 chili ed è 24esima nel ranking mondiale. La 16enne Shahrkhani in gara indossava la cintura nera, sebbene possegga in realtà quella blu. È arrivata alle Olimpiadi dopo soli due anni di allenamento e gare, per la gran parte dei quali il preparatore è stato il padre, arbitro internazionale della disciplina. Dopo la gara, la portoricana ha detto che tutti gli atleti hanno diritto di essere religiosi e che a tutti dovrebbe essere data la possibilità di concorrere nel judo. Shahrkhani è una delle sole due donne che gareggiano alle Olimpiadi per l’Arabia saudita, per la prima volta nella storia.

La cuffia nera che ha indossato è stata il risultato di un accordo tra i funzionari olimpici, la federazione internazionale di judo e le autorità saudite. Sebbene molti sostengano l’atleta nella sua regione, il compromesso sul velo potrebbe però non essere stato sufficiente a placare i musulmani più intransigenti, nello Stato dove è applicata l’interpretazione fondamentalista wahabita del Corano. Le donne sono fortemente discriminate, sottoposte a rigide regole che impediscono loro qualsiasi autonomia nella vita pubblica e privata: devono avere il permesso di un parente maschio per poter lavorare, sposarsi o divorziare, recarsi all’estero o essere curate in ospedale, ed è loro vietato guidare.

Molte voci critiche nel Regno hanno annunciato che sfidare il ruolo tradizionale delle donne porterà alla judoka e alla famiglia dure conseguenze, perché la ragazza si è disonorata gareggiando di fronte agli uomini e indossando vestiti “non tradizionali”. “Incontrerà certamente difficoltà quando tornerà, la società qui la guarderà negativamente”, ha detto il direttore del quotidiano saudita Okaz, parlando ad Associated Press. Di recente il re saudita ha promosso alcune riforme a favore delle donne, tra cui quella di permettere alle judoka 16enne e a un’altra atleta di partecipare ai Giochi.