Ruby, pm: “Sistema prostitutivo”. Berlusconi: “Mai pagato donne per rapporti”

Pubblicato il 4 Marzo 2013 - 12:12| Aggiornato il 25 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – “Volevo che la ragazza andasse in comunità”, quindi “non con Nicole Minetti“: così il pm minorile Annamaria Fiorillo sentita come testimone a Milano al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi. Il magistrato, ricordando le quattro telefonate ricevute nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 quando l’allora minorenne Ruby venne portata in Questura e poi affidata a Nicole Minetti, ha ribadito di aver dato disposizioni di “metterla in comunità” per il sospetto che ”svolgesse attività di prostituzione”. Testimonianza cruciale quella del pm Fiorillo che ha puntato il dito anche contro l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni: “In Parlamento riferì il falso”.

Annamaria Fiorillo ha ricordato che quella notte nella prima telefonata ricevuta le era stato riferito della denuncia fatta da Caterina Pasquino, la quale aveva incontrato Ruby in un centro di bellezza a Milano. Al pm di turno quella notte erano state date due versioni dalle ragazze, quella della derubata e quella dell’autrice del furto, cioè della marocchina minorenne al centro dell’inchiesta.

”Sospettai che la ragazza – ha affermato riferendosi a Ruby – svolgesse attività di prostituzione e poi per me c’era una notizia di reato. Quindi disposi di metterla in comunità e che venisse per prima cosa foto-segnalata. E dissi anche al mio interlocutore questa frase, me la ricordo bene: ‘così la smette anche di prenderci in giro”‘. Il magistrato durante la sua deposizione ha spiegato che con l’affido alla comunità si puntava a dare a Kharima El Marough ”nuove occasioni e stili di vita”.

Quando l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni ”andò in Parlamento a dire che la polizia aveva affidato” a Nicole Minetti la minorenne Ruby ”secondo le mie disposizioni” riferì ”cose non vere”. ”E’ stato un attacco alla mia onorabilità – ha spiegato il pm – perché in una situazione simile nessun magistrato avrebbe preso una decisione diversa dalla mia”, cioè la comunità.

Per il pm minorile Annamaria Fiorillo poi, il commissario di polizia Giorgia Iafrate, alla quale aveva dato indicazioni di affidare la minore a una comunità, fu ”una telefonata indimenticabile perché non è mai successo che dall’altra parte ci fosse una persona che non voleva ascoltarmi”.

Il pm ha spiegato in aula che dopo la mezzanotte di quella sera ricevette la terza telefonata e questa volta parlò con il commissario Iafrate, la quale le disse che ”non c’erano posti in comunità e che si era presentata una consigliera ministeriale, tale Nicole Minetti, e che si era offerta di prendere in affido la minore”. Il magistrato ha riferito ai giudici di aver risposto al commissario di Polizia che quella di consigliera ministeriale era ”una carica che non conosco e avevo anche chiesto a che titolo quella persona si era offerta di prendere in affido la ragazza”.

Il pm Fiorillo ha quindi proseguito spiegando al collegio che la poliziotta al telefono le aveva poi spiegato che Nicole Minetti aveva fatto sapere ”che era stata incaricata perché si trattava della nipote di Mubarak. Rimasi incredula – ha proseguito il pm minorile – feci alcuni commenti e osservai ‘se mi avete detto che è marocchina, tutt’al più è figlia del re del Marocco”. Durante la sua deposizione il pubblico ministero dei minori ha spiegato che Giorgia Iafrate ”faceva fatica ad ascoltarmi, parlava come se fosse un monologo e io avevo difficoltà ad inserirmi nel suo discorso. Sembrava che il suo fine fosse, come poi si è rivelato, affidare la ragazza” alla persona che si era presentata in Questura.

”Ebbi con lei – ha continuato ancora Annamaria Fiorillo riferendosi al commissario di polizia – un tono deciso perché la minorenne si trovava in una situazione di difficoltà. E le dissi che se non intendeva comprendere se ne sarebbe assunta ogni responsabilità. Fu una telefonata indimenticabile. Non mi è mai successo che dall’altra parte ci fosse una persona che non voleva ascoltarmi”.

IL PM: “AD ARCORE SISTEMA PROSTITUTIVO ORGANIZZATO DA NICOLE MINETTI” –  Nella requisitoria al processo sul caso Ruby a Milano il pubblico ministero Antonio Sangermano ha parlato di un “vero e proprio sistema prostitutivo” organizzato ad Arcore, sistema di cui Ruby era “parte integrante”.

Secondo il pm Sangermano il “‘complesso sistema prostitutivo” era organizzato attraverso l’aiuto soprattutto di Nicole Minetti, imputata di reato commesso con Lele Morta e Emilio Fede. Sangermano ha parlato di “remunerazione” delle ragazze ospiti ad Arcore da parte dell’imputato, cioè Silvio Berlusconi, in cambio di prestazioni sessuali. Le remunerazione, ha specificato il pm, avvenivano sia con ”denaro in contante” sia con ”prospettive di inserimento professionale, e persino  politico come ‘ emerso anche dalle intercettazioni”.

BERLUSCONI: “MAI PAGATO DONNE PER RAPPORTI INTIMI” – A fine giornata è arrivata la replica di Berlusconi: “Ho letto un po’ stupito e un po’ divertito i resoconti della requisitoria del pubblico ministero, titolare certo di una fantasia, come dire, ‘fantasiosa’ nella ricostruzione delle famigerate cene a casa mia. Per quanto mi riguarda, ha scritto in una nota, ho avuto la duplice fortuna (e forse il merito) di non aver mai dovuto remunerare una signorina o una signora per avere rapporti intimi e sono sempre stato in grado di dare una risposta positiva a chi mi si rivolgesse chiedendomi un aiuto. Il pubblico ministero probabilmente non ha avuto nessuna di queste due ‘fortune’ e si regola come se io fossi lui. Evviva!’