Polizia, al via la sperimentazione del taser: il video degli addestramenti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Settembre 2018 - 10:37 OLTRE 6 MESI FA
Taser alla polizia, dal 5 settembre addestramenti e sperimentazione

Polizia, al via la sperimentazione del taser: il video degli addestramenti

ROMA – La sperimentazione del taser in dotazione alla polizia è iniziata il 5 settembre in 12 città. Gli agenti avranno a disposizione una pistola a impulsi elettrici modello Taser X2 e ora l’addestramento è iniziato a Milano, Torino, Genova, Padova, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Caserta, Napoli, Brindisi, Catania e Palermo e durerà tre mesi. Al termine del periodo di prova verrà fatta una valutazione sull’efficacia del nuovo strumento e se positiva, ci sarà l’allargamento ad altre città.

Nelle settimane scorse personale di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza – esclusivamente i reparti che fanno controllo del territorio – si è addestrato all’uso del taser, modello X2, di colore giallo. L’iter per dotare le forze dell’ordine della pistola elettrica è partito nel 2014, con il sostegno dei sindacati di polizia.

Lo scorso 4 luglio il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha firmato il decreto per avviare la sperimentazione. Si tratta, ha sottolineato, di “un’arma di dissuasione non letale” che rappresenta “un importante deterrente soprattutto per gli operatori della sicurezza che pattugliano le strade e possono trovarsi in situazioni border line”.

Le linee guida emesse dal Dipartimento della Pubblica sicurezza lo definiscono “un’arma propria”, che fa uso di impulsi elettrici per inibire i movimenti del soggetto colpito. La distanza consigliabile per un tiro efficace è dai 3 ai 7 metri. Il taser “va mostrato senza esser impugnato per far desistere il soggetto dalla condotta in atto”.

Se il tentativo fallisce si spara il colpo, ma occorre “considerare per quanto possibile il contesto dell’intervento ed i rischi associati con la caduta della persona dopo che la stessa è stata attinta”. Bisogna inoltre tener conto della “visibile condizione di vulnerabilità” del soggetto (ad esempio una donna incinta) e fare attenzione all’ambiente circostante per il rischio di incendi, esplosioni, scosse elettriche.