Turchia: generali del golpe pestati e umiliati dalla polizia di Erdogan VIDEO

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 18 Luglio 2016 - 14:19| Aggiornato il 19 Luglio 2016 OLTRE 6 MESI FA
In primo piano Azin Ozturk, il generale accusato di essere il leader del golpe fallito contro Erdogan (Anadolu Agency)

In primo piano Azin Ozturk, il generale accusato di essere il leader del golpe fallito contro Erdogan (Anadolu Agency)

ISTANBUL – I generali e gli alti ufficiali responsabili del fallito colpo di stato contro Erdogan interrogati, pestati e umiliati dai poliziotti turchi. In un video diffuso dall’agenzia Anadolu si vede il trattamento pesante riservato al generale Azin Ozturk e ad altri 70 fra generali, colonnelli e ammiragli (in tutto ne sono stati arrestati 103, un terzo del totale) che hanno partecipato al tentativo di golpe nella notte fra venerdì 15 e sabato 16 luglio 2016.

Un tentativo che non solo è il primo colpo di stato fallito in Turchia (Paese che vanta una lunga “tradizione” di golpe andati a segno) ma è stato neutralizzato in sole 4 ore: un fallimento così clamoroso che molti analisti ritengono si sia trattato di un “Autogolpe” organizzato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan per rafforzare ancora di più il suo potere e mettere fuori gioco i due nemici potenzialmente più pericolosi: l’ala anti-Erdogan dell’esercito (divisa, come si è visto, fra islamici e laici) e il potente predicatore Fethullah Gülen, auto esiliatosi negli Stati Uniti dal 1999.

Ai responsabili del golpe è stato elargito un “generoso” antipasto di percosse e minacce e umiliazioni in favor di telecamera, in attesa di processi che potrebbero portare anche alla pena di morte.

Nel video della Anadolu Agency generali e colonnelli, gente “tosta” abituata a comandare uomini armati, guardano la telecamera spaventati a morte. Hanno l’aria dimessa, quasi tutti presentano lividi, alcuni macchie di sangue, altri come il generale Ozturk hanno vistose medicazioni in seguito alle botte.

In una sequenza che ricorda la caserma di Bolzaneto, i prigionieri vengono trascinati nel comando di polizia in un’umiliante posizione ad angolo retto, tenuti con i polsi legati dietro la schiena da fascette molto strette, la testa contro il muro, gli occhi a terra.

Quando la telecamera li inquadra, i militari vengono costretti dalle urla dei poliziotti a dire il loro nome e il loro (alto) grado nell’esercito.