VIDEO YOUTUBE Oscar Pistorius piange: “Non voglio tornare in carcere”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Giugno 2016 - 05:15 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA – “Posso sentire l’odore del suo sangue, posso sentire il suo calore sulle mie mani”. Queste le parole di Oscar Pistorius, nel corso della prima intervista televisiva in esclusiva, rilasciata a ITV e che sarà trasmessa stasera alle 21.00 sul canale inglese, sulla tragica notte in cui uccise la fidanzata Reeva Steenkamp.

L’ex campione paralimpico, singhiozzando rivela i dettagli su quanto accadde il giorno di San Valentino 2013. La scorsa settimana, in tribunale lo psicologo ha affermato che Oscar Pistorius è “ansioso e depresso” e la difesa per dimostrare la sua fragilità, ha chiesto All’umiliato ventinovenne di camminare senza le protesi.

“Ho preso la vita di Reeva e devo convivere con questo”, ha detto. “Posso sentire l’odore del sangue. Posso sentire il suo calore sulle mie mani. E sapere che tutto questo è colpa tua, che è quello che hai fatto”.

“E capisco il dolore che provano le persone che la amavano e sentono la sua mancanza. Credo sia lo stesso dolore. Mi guardo indietro e penso, sempre, com’è potuto accadere? Com’è potuto accadere?”.

Nel 2014, Blade Runner, è stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo ma ora, il 6 luglio prossimo, sarà giudicato per omicidio volontario, la cui pena minima da scontare è di 15 anni. Nel 2015, è stato condannato a 5 anni di detenzione, ma nell’ottobre dello stesso anno, rilasciato agli arresti domiciliari dopo aver scontato un anno. Nel dicembre 2015, il verdetto fu ribaltato a seguito di un ricorso da parte della procura.

A intervistare l’ex corridore sulla notte della morte di Reeva, è il giornalista investigativo, Mark William-Thomas e l’incontro si è svolto nella casa dello zio, in cui abita attualmente, mentre è in attesa di giudizio. La famiglia Steenkamp è stata invitata a prendere parte al programma ma ha rifiutato. Oscar Pistorius ha raccontato che quella sera, insieme alla Steenkamp era andato a letto e si era tolto le protesi.

Prima di dormire ha detto alla ragazza: “Ascolta, se mi addormento ti dispiace chiudere la porta e spegnere la televisione?”. Poi si è svegliato verso le tre del mattino per un “rumore proveniente dal bagno” e che nella casa era “buio pesto”. Pensando fosse un intruso “mi trovai immediatamente in preda al panico”.

“Un momento di paura all’idea che qualcuno fosse entrato in casa e la prima cosa che pensai fu che dovevo prendere la mia pistola. Se la persona è entrata dalla finestra, in pochi secondi arriverà in camera da letto. Ho paura, sono terrorizzato. Prendo la pistola e dico a Reeva di scendere e chiamare la polizia. Ma in quella fase, ancora sussurravo”.

Impugnando l’arma, tremando e sudando, si è avviato in corridoio e a quel punto, sostiene, di aver iniziato a urlare e sentito sbattere la porta del bagno, credeva ci fosse qualcuno proprio in quel punto.

“Non ho tempo per andare a prendere le mie protesi, queste persone sono già sicuramente in casa, devo essere veloce a sparare altrimenti lo faranno loro contro me o Reeva”.

Pistorius afferma che, nel tentativo di “intimidire la persona e farla uscire di casa”, ha gridato “Reeva chiama la polizia”:

“A questo punto sono pietrificato, vedo le finestra aperta, la porta è appena sbattuta, è il cuore della notte. Reeva si trova proprio accanto a me sul letto. Mi nascondo, riesco a vedere la porta del bagno, non so se si tratta di una sola persona. Tutto ciò che so è che c’è qualcuno in casa mia. A un tratto, ho sentito un rumore. Pensando che la persona stesse per aprire la porta del bagno, ho sparato quattro colpi”.

L’eco dei colpi di pistola è stato talmente forte – racconta l’ex campione – che non poteva sentire nulla, gridava alla Steenkamp di chiamare la polizia e uscire di casa. A quel punto, sostiene, tornò nella camera da letto e non riuscendo a trovare la ragazza, guardò sul pavimento, dietro le tende e la iniziò a chiamare.

“Pensavo cose del tipo “Signore, ti prego, dimmi che si nasconde dietro le tende. Alla paura dell’intruso ora si è aggiunta un’altra paura. Mi precipito indietro sui moncherini, il più velocemente possibile verso il bagno, con l’arma puntata verso la porta. E’ chiusa. Mi rendo conto che dentro c’è qualcuno e non mi sta rispondendo”.

Oscar Pistorius, dice che a quel punto a iniziato a preoccuparsi che Reeva fosse in bagno e cercò, forzandola, di aprire la porta dopo essere andato a mettere le protesi.

“Inizio a urlare, Gesù ti prego non lasciare che sia ciò che penso. Ho bisogno di entrare in questo bagno per vedere se è Re. Perché non mi risponde? E’ spaventata? Sta bene? Così sono tornato nella stanza in fondo al corridoio per prendere la mazza da cricket e sfondato la porta”.

Oscar Pistorius inizia a singhiozzare quando ricorda di aver visto all’interno del bagno la donna accasciata sul water:

“A quel punto ho capito di averla uccisa. Sapevo che era morta”.

L’ha stesa sul pavimento del bagno e messo un asciugamano sotto la testa:

“C’era sangue, sangue dappertutto. Ho cercato di prenderla ma c’era così tanto sangue che non riuscivo a stare in piedi. A un certo punto mi sembrava che respirasse, ho provato a rianimarla con la respirazione bocca a bocca ma c’era troppo sangue”.

Nel corso dell’intervista, ha rivelato come gli amici comuni non gli “parlino più” ma che capisce il dolore causato alla famiglia della vittima “e non li biasimo”.  Nel tentativo ulteriore di descrivere i fatti, ha aggiunto:

“Reeva doveva essere andata in bagno e quando ho iniziato a gridare deve aver pensato che qualcuno fosse entrato attraverso il balcone, si è spaventata e ha chiuso la porta. Non lo so, ci si può chiedere un milione di volte il perché: perché non ho chiuso la porta prima di andare a letto? Perché Reeva non ha chiuso la porta? Perché non ha detto che stava andando in bagno?. Vorrei ancora averla qui con me”.

Ha detto che quanto fatto è “terribile” e aggiunto:

“A volte mi sembra di non aver il diritto di vivere avendo preso la vita di qualcun altro”.

Ammette di meritare una condanna per quanto accaduto ma insiste che l’omicidio non è premeditato:

“Non voglio tornare in prigione, non voglio sprecare la mia vita seduto in cella perché non ho ucciso volontariamente nessuno. Se mi sarà offerta l’opportunità di redenzione mi piacerebbe aiutare i meno fortunati, come lo sono stato io nel passato. Mi piace credere che se Reeva mi potesse vedere sarebbe d’accordo”.