YOUTUBE Migranti, arrestato il trafficante che ha ucciso per un cappellino da baseball

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Maggio 2017 - 14:44 OLTRE 6 MESI FA
YOUTUBE Migranti, arrestato il trafficante che ha ucciso per un cappellino da baseball

Migranti, arrestato il trafficante che ha ucciso per un cappellino da baseball

CATANIA – E’ stato arrestato uno dei trafficanti di uomini responsabili dell‘omicidio di Kellie Osmani, il giovane di 21 anni della Sierra Leone ucciso perché si era rifiutato di cedere il proprio cappellino da baseball.

E’ stata proprio la Moas, organizzazione non governativa maltese accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, a portare all’arresto dell’uomo, Abouzid Nouredine Alhadi, libico di 31 anni, arrestato anche con l’accusa di traffico di esseri umani insieme a Hurun Gafar, 25 anni. I due trafficanti di uomini sono stati arrestati con l’accusa di associazione per delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

A fornire la prova che li incastra è stata proprio la Moas. I responsabili della nave Phoenix, approdata a Catania sabato scorso con 394 persone a bordo e il cadavere del giovane della Sierra Leone, hanno consegnato agli investigatori italiani un video girato da bordo del loro aereo da ricognizione subito dopo l’omicidio, avvenuto al limite delle acque territoriali libiche, in cui si vede lo scafista lasciare una barca in vetroresina dove ci sono altri trafficanti e scafisti e salire su una delle imbarcazioni dei migranti, poco prima di essere recuperati dalla nave della ong.

Su quella barca, spiega La Stampa, c’è anche l’omicida, che è tornato in Libia ma che la squadra mobile di Catania ha potuto individuare proprio grazie al video e che sta ora cercando di rintracciare.

“Il trafficante che abbiamo arrestato – ha spiegato il capo della Mobile, Antonio Salvago – è stato riconosciuto sia dal fratello della vittima sia dai migranti che erano sullo stesso gommone”.

Per il procuratore Zuccaro “è la prima volta che il Moas ci fornisce foto e immagini di un episodio così grave, nato dalla loro disponibilità sia dal punto di vista tecnico sia da quello della volontà di collaborare”.