YOUTUBE Referendum, Mario Monti “voto no”. E associazione per il sì fa video virale

di redazione Blitz
Pubblicato il 15 Novembre 2016 - 11:46 OLTRE 6 MESI FA
YOUTUBE Referendum, Mario Monti "voto no". E associazione per il sì fa video virale

YOUTUBE Referendum, Mario Monti “voto no”. E associazione per il sì fa video virale

ROMA – Mario Monti e il referendum: voterà no e i sostenitori del sì lo prendono come un ottimo incoraggiamento alla loro causa. L’associazione non ufficiale “perché sì”, nata a sostegno del sì al referendum costituzionale del 4 dicembre ha realizzato un video che spopola in rete.

Mario Monti è fra le ipotesi che si sono sentite fare, auspice Giorgio Napolitano, una scelta sicura per fare andare Beppe Grillo al 40 per cento dei voti. Non Berlusconi ma Monti fu la vera causa della tremenda recessione che ancora ci affligge. Con Monti la disoccupazione schizzò alle stelle, con Monti il Pil, che aveva iniziato a riprendersi, precipitò, con Monti Beppe Grillo diventò il primo partito in Italia. Mario Monti è stato il più dannoso primo ministro della storia della Repubblica, Sul referendum ha detto:

“Questa riforma costituzionale non mi piace. Per la prima volta in Italia assistiamo non a un voto di scambio politico ma a un “voto di scambio costituzionale”. I “veri” costi della politica sono quelli delle decisioni politiche prese considerando solo il consenso che portano e non pensati in vista del futuro del Paese”.

Parole che hanno lasciato di stucco in parecchi, come nel fuorionda di qualche tempo fa in cui Boccia, presidente Confindustria, dice: “Ma hai visto Monti? Dice no per una questione di metodo, ma come fai?”. “Una roba, proprio…” conclude Delrio, ministro. Ci può consolare quel che dicono a Scelta Civica, il partito da Monti fondato e poi abbandonato: Monti è per il “No”? Allora vincerà il “Si”, prevede Marco Marcolin, deputato di Scelta Civica.

La supina adesione al Fiscal compact è nata con Berlusconi (e Tremonti), è proseguita con Mario Monti e ne pagheremo le conseguenze per i prossimi vent’anni. Negli anni positivi per l’economia il peso sarà meno massacrante, ma in quelli di ciclo negativo, inevitabili sull’arco di quattro lustri, sarà la ripetizione del film horror che abbiamo vissuto negli ultimi tempi. Questo spiega perché Berlusconi, che dell’Imu ha fatto una bandiera che ci ha quasi portato alla rovina finale, si è sempre be guardato da alzare la voce sulla madre di tutte le Imu, il Fiscal compact. Per chi non ha memoria sufficiente, si ricorda che Fiscal Compact vuole dire 50 miliardi di euro di debito pubblico in meno ogni anno per 20 anni. Se le entrate del Fisco non aumentano, come è stato durante la recessione, resta solo l’alternativa dell’inasprimento fiscale. Se poi questo avviene nel modo insensato seguito da Mario Monti, la sciagura è nelle cicatrici che portiamo sulla pelle. D’altra parte, in uno dei suoi smisurati ego trip, Monti lo aveva promesso: “Cambieremo gli italiani”, esortandoci: “Gli italiani cambino il loro stile di vita”.

E lo abbiamo cambiato: strade deserte, ristoranti semi vuoti, negozi senza clienti, stranieri che ci evitano per non essere schedati dal Fisco, italiani che vanno a comprare, se possono, all’estero, in Svizzera, in Slovenia, in Croazia per spendere i contanti.