Abruzzo-America, un viaggio di una vita per la moglie del tenente colombo: “Ho origini italiane”

Pubblicato il 4 Aprile 2011 - 20:25 OLTRE 6 MESI FA

Shera Danese e Peter Falk

PHILADELPHIA – Ha un’anima abruzzese la compagna di vita del tenente Colombo, al secolo Peter Falk. E’ la bionda Shera Danese e porta nel cuore le origini abruzzesi, ha sessant’anni e da trentaquattro sta al fianco del noto attore e detective che ha appassionato milioni di americani e non solo.

La domenica d’Abruzzo l’ha scovata a Los Angeles, in un ristorante italiano di Beverly Hills e ha pubblicato la sua storia e quel viaggio lungo una vita dall’Abruzzo fino all’America.

Nata a Philadelphia, Mrs Falk ha passato la sua adolescenza e a Stockton, nel New Jersey. Nel 1976 arriva al grande e al piccolo schermo con alcune serie di successo, fino all’ultimo lavoro sul set di “Cold Case – Delitti irrisolti” del 2010, nell’episodio “L’ultimo cliente”.

“Mia nonna era di Chieti e mio nonno di Teramo. Danese è il cognome di mio nonno Vincenzo, il padre di mia madre. Lui e la sua famiglia mi hanno cresciuta e per questo da ragazza ho deciso di prendere il suo cognome”, racconta al giornale.

“Eravamo circondati da italiani, i quali erano fortemente ancorati alle loro tradizioni. I miei compagni di gioco erano italiani e anche la mia migliore amica. Ricordo che quando avevo quattro o cinque anni, non potendomi lasciare da sola a casa, mia nonna Giovina mi portava con sé, dappertutto, persino alle veglie funebri, quelle dai rituali tipici italiani, dove le donne erano vestite di nero e portavano il fazzoletto in testa”, spiega ancora.

E poi approfondisce: “Sono cresciuta con i miei nonni, i quali nei primi del Novecento hanno lasciato l’Abruzzo per trasferirsi negli Stati Uniti. Mi ricordo mia nonna che si alzava alle cinque del mattina e iniziava a cucinare. Poi andava al mercato e al suo ritorno ricominciava a cucinare. Faceva di tutto, le pizze fritte, la conserva con i pomodori che coltivava lei stessa, gli gnocchi. Persino i maccheroni alla chitarra. Mia madre non ha buttato nulla di mia nonna e abbiamo ancora il suo attrezzo per fare la pasta. Un’altra sua specialità era la stracciatella in brodo con le sagne a pezzi, che faceva nei giorni di festa. Mentre mio nonno James (è il nome inglese di Vincenzo) in Abruzzo ferrava icavalli. Qui, invece, lavorava come fabbro. Si era messo per conto suo. Realizzava ringhiere e altri ornamenti di ferro. La mia è stata un’infanzia molto semplice, ma piena di affetto e insegnamenti. Per molti italoamericani, i figli dei primi emigranti, il rapporto con le proprie radici è risultato spesso difficile, controverso, perché percepite come un ostacolo alla propria integrazione”.

Infine la signora Falk ragiona sui cliché riguardo agli italiani in America: “Quand’ero ragazza, essere italiano era un orgoglio. Era l’epoca del successo di Franck Sinatra e Dean Martin, poi c’erano la moda e il cibo italiani. Quanto si sente italiana e quanto l’ha influenzata la sua cultura d’origine? Al 100%. Nei modi. Sono ‘rumorosa’ e gesticolo. Ma anche fisicamente. Tuttavia ciò a cui tengo molto è l’insegnamento dei miei nonni abruzzesi. Ho imparato da loro ad avere molta fiducia in me stessa… Poi ovviamente amo tutto ciò che è italiano, i vestiti. Possiedo dei pezzi d’antiquariato veneziano molto belli. Persino la facciata della nostra casa l’abbiamo disegnata prendendo spunto dalle ville toscane”.

E Peter Falk in tutto ciò? Chiede la giornalista Giovanna Di Lello. Shera risponde: “Peter se potesse rinascerebbe italiano. Ha sempre amato moltissimo gli italiani. Li considera unici. Credo che sia per questo che mi ha sposata”.