Bel Ami, il vampiro Pattinson fa cilecca

Pubblicato il 20 Aprile 2012 - 14:57| Aggiornato il 21 Aprile 2012 OLTRE 6 MESI FA

Siamo nella Parigi di fine ‘800. Il giovane George Duroy (Robert Pattinson), reduce dalla guerra in Algeria, si ritrova nella Ville Lumière senza un franco in tasca ma con una feroce volontà di dare una svolta al suo destino. Così, dopo una notte trascorsa tra cocottes e alcool a fiumi, George s’imbatte in un suo vecchio commilitone, Charles Forestier (Philip Glenister), diventato nel frattempo direttore di un importante giornale d’opposizione. L’incauto, circuito dal bel George, ha l’insana idea di presentarlo alla moglie Madeleine (Uma Thurman), una donna tanto intelligente quanto priva di scrupoli. E proprio grazie all’aiuto di quest’ultima, sedotta a tempi di record, Duroy si trasforma in un giornalista di successo senza averne la benchè minima capacità.

Facendo leva sul suo irresistibile fascino, George s’inserisce rapidamente nell’alta borghesia parigina seducendo e manipolando donne di ogni età ed estrazione sociale, dalla seducente Clotilde (Christina Ricci) alla matura Virginie (Kristin Scott-Thomas). Bel Ami, come verrà chiamato George dalle sue molteplici amanti, ha un solo obiettivo: il potere ed il sesso – privo di qualsiasi coinvolgimento emotivo – è lo strumento attraverso il quale raggiungerlo. Giornalisti spietati, politici corrotti, tutti finiranno per cadere. Tutti tranne il bel George…

Degna icona della terza repubblica francese, dominata da scandali e lusso sfrenato, il protagonista del romanzo di Guy de Maupassant datato 1885, avrebbe dovuto offrire a Pattinson un’occasione d’oro per scrollarsi di dosso l’etichetta di eterno vampiro. E invece a brillare non è certo l’ex divo di Twilight ma le ottime interpreti femminili, su tutte l’algida Uma Thurman.

La dettagliata sceneggiatura di Rachel Bennet e la regia degli esordienti Nick Ormerod e Declan Donnelian (entrambi provenienti dal teatro), considerando anche l’ottimo cast di contorno, avrebbero sicuramente meritato un protagonista di ben altro spessore. Il seduttore plebeo interpretato da Pattinson non riesce difatti a convincere neanche per un istante. In oltre cento minuti di proiezione, l’ex divetto di Twilight, non regala un briciolo di emozioni. La sua recitazione – tutt’altro che ispirata – si riduce ad una serie di tic nervosi, smorfie a ripetizione e a qualche urlo isterico.

L’espressione – di certo piacevole per la platea femminile – è sempre la stessa. Non resta una scena, una battutta degna di nota. Fortunatamente, il finale a sorpresa ed il resto del cast riescono a tenere a galla un film comunque piacevole. Purtroppo a Pattinson servirà ancora del tempo per affrancarsi dall’immagine del romantico non-morto. Per il momento, buon per lui, dovrà accontentarsi di essere il divo più amato dalle adolescenti di mezzo mondo.

Diversi anni fa, Sergio Leone amava dire di Clint Eastwood, eroe dei suoi grandi spaghetti western, “Mi piace perchè ha solo due espressioni: col cappello e senza”. C’è da scommettere che Pattinson, forse più un modello che un vero attore, pagherebbe per averne almeno una decente.