Carlo Verdone compie 60 anni: ecco tutte le maschere che lo hanno reso celebre

Pubblicato il 17 Novembre 2010 - 15:46| Aggiornato il 15 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Sono sue le maschere che hanno animato prima la tv e poi il cinema negli ultimi  35 anni, molte nate nel film Bianco, rosso e verdone e mai davvero abbandonate. Maschere colte dalla vita di tutti i giorni e che lui ha portato sul grande schermo rendendole veri archetipi di alcuni tipi di italiano in cui ognuno si puo’ riconoscere o riconoscere. Eccone un campionario minimo.

Pasquale Ametrano: emigrante di Matera interpretato in Bianco, rosso e Verdone. E’ uno che torna al suo Sud per votare in canottiera e stomaco gonfio con tanto di auto piena di gadget. Uno zoticone che non parla mai, ma che viene preso poco a poco da quell’Italia che sta attraversando in autostrada che gli ruba tutto, anche la stessa auto.

Furio Zoccano: è invece un borghese logorroico romano trapiantato a Torino che deve tenere tutto sotto controllo. Calcola tutto, anche le isobare quando si mette in viaggio. E’ ha una moglie disperata che dice:”non ce le faccio piu”’ ed e’ pronta ovviamente a tradirlo.

Enzo: coatto romano interpretato in Un sacco bello è forse una delle sue maschere più famose. Si tocca spesso il ‘pacco’, ha magliette traforate improbabili, stivaletti di ordinanza e cerca di fare l’amore non in maniera ordinaria. Insomma il suo motto e’ ”famolo strano”.

Leo è invece il bambinone immaturo interpretato in Un sacco bello. Vuole bene e o odia solo la nonna. Comunque è lei il suo unico riferimento. Con le donne è un disastro. Sua espressione tipica: strabuzzare gli occhi verso il cielo. Nel senso di non comprensione:”che vordi’?”.

Ruggero è invece l’hippie per antonomasia. E’ uno che ama ”la natura, i fiori, le cose della terra” veste da figlio dei fiori, nei capelli ha la riga in mezzo, e ha una cadenza della parola lenta e strascicata come deve essere per uno che si vuole sentire diverso dal mondo borghese che lo circonda.

Don Alfio, prete interpretato in Un sacco bello, è uno che porta occhiali scuri e racconta parabole. Racconta, con cadenza sacerdotale, di quando aveva otto anni e si ritirava in un cespuglio, il suo getsemani. Ha solo un grosso problema, spesso dimentica chi è il suo principale referente. Insomma quando deve dire Dio o nostro signore gli arriva l’amnesia.