Nel 1957 Kerouac scrisse a Brando: ‘Facciamo il film di On The Road’

Pubblicato il 8 Gennaio 2012 - 19:22 OLTRE 6 MESI FA

Jack Kerouac (LaPresse)

NEW YORK – Aveva già girato Un tram che si chiama desiderio, Giulio Cesare, Fronte del porto e sui manifesti toglieva il fiato in Sayonara, anno 1957. Jack Kerouac, due anni meno di lui, aveva appena pubblicato il suo capolavoro On the road, Sulla strada, il romanzo manifesto della beat generation. Senza alcun complesso di inferiorità lo scrittore amico di William Burroughs e Allen Ginsberg, scrive all’attore che a 33 anni conosceva già un enorme successo. ”Caro Marlon, vorrei chiederti di acquistare i diritti di ‘On the Road’ per farne un film. Non preoccuparti della struttura del libro, saprei comprimere e riorganizzare la trama quel tanto che basta per farne un film dalla struttura perfettamente accettabile”, scrive Kerouac in una lettera scoperta nel 2005, battuta all’asta da Christie’s e solo ieri pubblicata integralmente da The Huffington Post e rilanciata oggi tradotta in italiano italiano sul sito www.satisfiction.me.

”Avanti, Marlon, non stare con le mani in mano e rispondi”, ma Brando, a quanto si sa oggi, non rispose mai alla richiesta di quel film da fare insieme, entrambi da protagonisti e con l’interesse della major Warner Bros per la produzione. Lo scrittore, da Orlando, scrive a Brando che avrebbe sceneggiato il film ”rendendolo un viaggio unico invece che una serie di viaggi da una costa all’altra, come avviene nel romanzo – un viaggio di andata e ritorno che parte da New York, passa per Denver, fino ad arrivare a Frisco, in Messico, a New Orleans e poi di nuovo a New York. Già mi vedo le belle inquadrature che potrebbero essere fatte con la camera sul sedile anteriore della vettura che mostra la strada (giorno e notte) che scorre davanti al parabrezza, mentre Sal e Dean chiacchierano fra di loro. Volevo che fossi tu a fare la parte di Dean – scrive Kerouac nella lettera tradotta da Nicola Manuppelli – perché lui (come sai) non è uno di quei pazzi a cui piace viaggiare andare spericolati ma un vero irlandese assennato (in realtà un gesuita). Tu farai Dean e io farò Sal (così mi ha detto la Warner Bros) e io ti mostrerò come si comporta Dean nella vita reale, cosa che tu non potresti immaginare senza una buona imitazione. In realtà potremmo andarlo a trovare a Frisco, o farlo venire a L.A., è ancora un vero disperato, ma ormai è sceso a patti con la parte finale della sua vita e recita il Padre Nostro coi suoi ragazzini la sera come vedrai quando leggerai la piece Beat Generation”.

Nella lunga lettera lo scrittore spiega che ”Tutto quello che voglio è riuscire a sistemare me e mia madre per la vita, così sarò libero di andarmene in giro per il mondo a scrivere di Giappone, India, Francia, ecc Voglio essere libero di scrivere ciò che mi passa per la testa & libero di dare qualcosa da mettere sotto i denti ai miei amici quando sono affamati & non preoccuparmi per mia madre. Fra l’altro il mio prossimo romanzo I Sotterranei uscirà a New York a marzo e parla della storia d’amore fra un ragazzo bianco e una ragazza di colore, una storia alla moda insomma. Alcuni dei personaggi presenti nel libro, li hai conosciuti al Village (Stanley Gould, per esempio). Lo si potrebbe mettere in scena facilmente, molto più  che On The Road”.

Kerouac si rivolge a Brando immaginando di avere molto in comune con il carismatico attore cresciuto con le lezioni di Lee Strasberg all’Actor’s Studio a Ny. ”Quello che vorrei è rinnovare il teatro e il cinema in America, dar loro un tocco di spontaneità , rimuovere il preconcetto della ‘situazione’ e far sì che la gente si senta bollire il sangue come se si trattasse di vita reale. Questo è ciò che intendo per mettere in scena: non una trama in particolare, non un significato in particolare, ma solo il modo in cui le persone sono. Tutto ciò che scrivo lo faccio immaginandomi di essere un Angelo che torna sulla terra e la vede con occhi tristi così come essa è. Io so che tu approvi queste idee. Quando sarò ricco, poi, mi piacerebbe fare grandi film francesi in America. Il cinema e il teatro americani, al momento, sono un dinosauro fuori moda, che non ha risentito dei miglioramenti della letteratura americana. Se l’idea ti piace, facciamo in modo di vederci a New York – conclude – la prossima volta che passi, oppure in Florida dove sto, ma quello che davvero conta è parlarne, perché ho l’impressione che ne possa nascere qualcosa di davvero grande”.