Costa Gravas morto: fake news diffusa da un giornalista italiano. Il regista costretto a smentire in diretta tv

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Agosto 2018 - 16:20 OLTRE 6 MESI FA
Costa Gravas morto: fake news diffusa da un giornalista italiano. Il regista costretto a smentire in diretta tv

Costa Gravas morto: fake news diffusa da un giornalista italiano. Il regista costretto a smentire in diretta tv

ROMA – Per alcuni minuti il mondo intero ha pianto la sua scomparsa. Ma il regista greco francese Costa Gavras è vivo e vegeto. E’ stato proprio lui, suo malgrado, a dover smentire la sua morte in diretta tv all’emittente greca Ert. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play].

A twittare la fake news era stato un account a nome della ministra della Cultura greca Myrsini Zorba. Account poi rivelatosi fasullo, perché in realtà creato ad arte dal giornalista italiano Tommaso Debenedetti, già noto per decine di interviste e notizie inventate in passato.

Il ministero della Cultura greco è subito corso ai ripari, smentendo categoricamente la bufala e affermando che l’account a nome della ministra era un falso. Ma era ormai troppo tardi: la notizia, ripresa dall’AP è subito rimbalzata su altri media internazionali.

Gavras, regista impegnato politicamente e noto soprattutto per il film Z l’orgia del potere (1969), dedicato alla dittatura dei Colonnelli in Grecia (1967-1974), ha dovuto smentire in prima persona alla televisione pubblica greca Ert la propria morte. Collegato telefonicamente, il regista franco-greco ha detto che si è trattato di “uno scherzo di cattivo gusto”.

Chi è Tommaso Debenedetti?

Dal 2011, De Benedetti ha creato falsi account Twitter di personaggi famosi in tutto il mondo, diffondendo notizie false.  Nel 2012, una bufala che annunciava la morte del presidente siriano Assad ha creato un aumento globale del prezzo del petrolio. Altri falsi Twitter di De Benedetti sono stati scelti da importanti fonti di notizie, ingannando molti giornali, tra cui il New York Times, The Guardian e USA Today, oltre a leader e organizzazioni mondiali.

Lo stesso giornalista ha più volte sostenuto di averlo fatto “per dimostrare quanto sia facile ingannare la stampa nell’era dei social media”.