Fbi trova le scarpette rosse di Judy Garland indossate nel Mago di Oz

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Settembre 2018 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA
Fbi trova le scarpette rosse di Judy Garland indossate nel Mago di Oz

Fbi trova le scarpette rosse di Judy Garland indossate nel Mago di Oz

ROMA – Non è il Vermeer rubato dall’Isabella Steward Gardner Museum di Boston, ma per l’Fbi è un successo di tutto rispetto. Gli agenti federali hanno ritrovato le scarpette rosse indossate da Dorothy nella versione cinematografica del libro di Frank Baum “Il Mago di Oz”. Judy Garland ne indossò quattro paio nel film e quello ritrovato fa pendant con l’esemplare che il Museo di Storia Americana di Washington ha recentemente ritirato dalle vetrine perché in pessimo stato di conservazione.

Le scarpette erano state rubate 13 anni fa dal Judy Garland Museum di Grand Rapids nel Michigan. Il 28 agosto 2005 anonimi ladri avevano rotto la vetrina con una mazza da baseball e trafugato le “red ruby slippers”. Delle scarpette, valutate un milione di dollari, non era rimasta che una singola paillette rosso fiamma. La caccia alle scarpette di Dorothy ha portato gli investigatori in una caccia al tesoro attraverso l’America, dalla magione di un collezionista a San Diego al fondo del lago Tioga vicino a Grand Rapids.

Ma gli esemplari trovati in casa del collezionista si erano rivelati falsi e la ricerca sul fondo del lago due anni fa era stato il classico buco nell’acqua. Le scarpette sono “il Santo Graal dei cimeli di Hollywood”, ha detto Rhys Thomas, autore di “The Ruby Slippers of Oz”, che per anni ha seguito il caso. Nel film hanno poteri magici: hanno il potere di trasportare Dorothy a casa in Kansas dopo che lei ne aveva fatto cliccare i tacchi tre volte ripetendo la frase: “Non c’è posto più bello della propria casa”.

Le scarpette hanno una storia complicata anche prima del furto. Appartenevano al collezionista Michael Shaw che le aveva comprate nel 1970 per duemila dollari da un costumista degli studi Mgm. Per anni Shaw ha prestato i suoi cimeli a musei facendosi pagare migliaia di dollari e donando spesso i proventi in beneficenza. In assenza di indizi, le ipotesi sull’autore del furto si sono sprecate. A un certo punto lo stesso Shaw fu sospettato di aver prestato al museo un paio falso e di aver orchestrato il furto per incassare i soldi dell’assicurazione.