Festival di Venezia, Pupi Avati escluso e polemico: “Tradito dagli amici”

Pubblicato il 31 Luglio 2010 - 20:57 OLTRE 6 MESI FA

Pupi Avati

”La mia esclusione alla Mostra del cinema di Venezia mi ha fatto soffrire molto. La situazione è irrecuperabile. Ho sofferto molto e non me lo aspettavo da persone che reputavo amiche. Ma come meravigliarsi: fa parte del gioco l’essere traditi dagli amici. Ho fatto anche un film sull’argomento”. E’ ancora amareggiato il regista Pupi Avati, che sarà uno degli “illustri assenti” al Lido.

Avati non riesce a nascondere la propria delusione: ”Avendo alle spalle una filmografia di una certa coerenza con un’identità alternativa rispetto al cinema italiano, mi aspettavo che il mio rapporto con Venezia continuasse ed invece non è stato così. Già ‘Il papà di Giovanna’ era stato inizialmente escluso e poi, a seguito di preghiere e forme varie di accattonaggio, venne inserito. Oggi, per ‘Una sconfinata giovinezza’ non sono disposto a stare zitto. Nonostante la mia indole schiva e lontana da atteggiamenti scomposti sono rimasto amareggiato. Se mi avessero detto che il mio film non era il linea con il festival, non lo avrei mai proposto. Non avrei esposto il mio lavoro ad uno scarto. Escludo anche di partecipare ad un evento speciale dedicato al mio film. Alla mia età non sono uno che interpreta in modo sbagliato un comportamento. Anche se sono uscito sconfitto da questa vicenda, spero che il pubblico lo apprezzerà”.

Il film (in uscita ad ottobre) racconta di una coppia senza figli (Francesca Neri e Fabrizio Bentivoglio) che viene devastata dalla scoperta della malattia dell’Alzheimer di lui. ”Fabrizio, che interpreta un giornalista, viene man mano corroso da questo morbo che produce una confusione del tempo. Si immerge nel mondo della sua infanzia allontanandosi dal suo presente e tornando bambino. Ed è qui – spiega Avati – che Francesca Neri ritrova quel figlio che non ha mai avuto. Ecco il film che Venezia non ha voluto. In ogni caso – prosegue – avrei tante storie in testa che vorrei dirigere. Mi ci vorrebbero altri ottant’anni”.