The Green Book, guida di viaggio per afroamericani: il libro da cui trae origine il film premio Oscar 2019

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 25 Febbraio 2019 - 15:45| Aggiornato il 5 Settembre 2019 OLTRE 6 MESI FA

The Green Book, guida di viaggio per afroamericani: il libro da cui trae origine il film premio Oscar 2019

MILANO – Nell’America del muro di Donald Trump e dei suoi predecessori torna d’attualità il Green Book, la guida stampata nel 1936 per fornire agli afroamericani consigli e dritte su dove alloggiare, pranzare o svagarsi senza finire vittime di discriminazioni o di violenze. 

Il Green Book da cui trae il nome il film di Peter Farrelly premiato agli Oscar 2019 come miglior opera dell’anno è appunto The Negro Motorist Green Book, guida redatta dall’ex impiegato delle poste di Harlem Victor Hugo Green. La sua prima edizione era un libretto per “negri in automobile per vacanze senza seccature” e riguardava solo New York, ma visto il successo negli anni seguenti trattò tutti gli Stati Uniti.

Segnalava motel, ristoranti, distributori di benzina e servizi che non discriminavano gli afroamericani, e venne pubblicata fino al 1966, due anni dopo il Civil Rights Act di John Fitzgerald Kennedy, che dichiarò illegale la segregazione razziale. Ma come si sa, tra il dire che una cosa è fuori legge e metterla davvero al bando c’è una grande differenza. 

Nell’edizione del 1949, consultabile sul sito The New York Public Library Digital Collections, l’editore scriveva: “Verrà un giorno, in qualche tempo di un vicino futuro, in cui questa guida non sarà più pubblicata… e ciò avverrà quando la nostra razza avrà uguali opportunità e privilegi in tutti gli Stati Uniti”.

Nel film i due protagonisti, il buttafuori e autista italoamericano Tony ‘Lip’ Vallelonga (interpretato da Viggo Mortensen) e il pianista jazz Donald Shirley (interpretato da Meharshala Ali), si trovano ad affrontare le difficoltà dei tempo in cui la segregazione razziale era ancora realtà legale. Oggi non è più così, ma l’attualità fa temere per il peggio. 

Fonti: The New York Public Library Digital Collections