High Society: una nuova biografia di Grace Kelly

Pubblicato il 8 Gennaio 2010 - 11:41 OLTRE 6 MESI FA

In un giorno di primavera del 1952, miss Grace Kelly, originaria di Philadelphia, si presentò in un fatiscente studio di Manhattan per un provino per il film “Taxi”. Il regista, Gregory Ratoff, ne fu subito entusiasta, anche se per ragioni alquanto opinabili: «È perfetta! – si narra che esclamò dopo averla vista di fronte alla macchina da presa – E quel che più mi piace di lei è che non è affatto carina!».

Se la completa cecità non è una qualità comune tra i registi, Ratoff costituisce certo un’eccezione, ma a lui va comunque il merito di aver creduto, forse per primo, nella futura principessa, come racconta Donald Spoto nella recente biografia “High Society: The Life of Grace Kelly”.

La giovane Grace, in quell’occasione, non ottenne la parte, ma grazie a quel provino pochi mesi dopo attirò l’attenzione di John Ford e della MGM, che la scelse come protagonista del triangolo amoroso di “Mogambo”, insieme a Clark Gable e ad Ava Gardner. Sempre grazie a quell’audizione fortunata, l’anno dopo conquistò Alfred Hitchcock che la volle non solo per “Delitto perfetto”, ma anche per “La finestra sul cortile” e “Caccia al ladro”.

L’ammirazione del maestro del sospetto per la diva che soprannominò “ghiaccio bollente” ne svela il misterioso potere ammaliante, che stregò decine di uomini prima di condurla a un altare del Principato di Monaco, dove sarebbe diventata principessa, proprio come il film “Il Cigno” aveva curiosamente “predetto”.

La breve carriera cinematografica di Kelly – che durò solo cinque anni, dal 1951 al 1956 – è un caso più unico che raro, paragonabile forse soltanto a quello di James Dean per l’eterna fama che le ha regalato. Ma ad averla resa leggenda probabilmente fu anche quella magica sovrapposizione tra la sua immagine sul grande schermo e la sua vita reale, che incantò migliaia di fan in cerca di illusioni nel duro scenario del dopoguerra.

Certo è che il suo fascino algido e enigmatico, tanto quanto la sua discussa vita sessuale (le si attribuiscono decine di amanti, più o meno plausibili) contribuirono a tenerla in quegli anni sempre al centro dell’attenzione, come mai le era accaduto prima di allora. Può sembrare strano, ma nessuno, nella sua famiglia, avrebbe mai scommesso su di lei, né sul suo successo. Il padre John Brendan Kelly Senior, vincitore di tre medaglie d’oro nel canottaggio in due Olimpiadi, le preferì sempre il fratello John Brendan Jr, che aveva seguito le sue orme, e la sorella maggiore Margaret, più robusta e in salute. Persino durante la consegna del premio Oscar nel 1955 come migliore attrice per il film “La ragazza di campagna” avrebbe mormorato guardando la tv: «Non ci posso proprio credere che Grace abbia vinto».

Nonostante il mancato appoggio della famiglia, che osteggiò sempre la sua carriera di attrice, nel 1947 – a 18 anni – Grace si trasferì a New York, dove iniziò a lavorare come modella e a girare spot pubblicitari per la Tv, mentre studiava recitazione all’Accademia Americana di Arte Drammatica. La vita nella Grande Mela fu per lei una liberazione dalla rigida disciplina che le era stata imposta in famiglia e che – ironia della sorte o inconscio ritorno alle origini – avrebbe ritrovato nel minuscolo Principato europeo in cui fu catapultata dalle nozze con Ranieri III, che tanto quanto il padre aveva ostacolato la sua ribalta le impose un categorico ritiro dalle scene.

Quegli otto o nove anni di libertà e di intensa attività professionale, le cambiarono però la vita e la resero per sempre quell’icona dall’enigmatica sensualità che la biografia di Spoto, così come la mostra “Gli anni di Grace Kelly, Principessa di Monaco” in corso alla fondazione Memmo di Roma fino a febbraio – intendono oggi celebrare.