Il probabile Oscar a Sandra Bullock fa pensare a una probabile presidentessa Usa, Sarah Palin

Pubblicato il 23 Febbraio 2010 - 02:41 OLTRE 6 MESI FA

Sandra Bullock

Se c’è una cosa che l’establishment cinematografico di Hollywood apprezza meno, o teme di più, dell’ascesa di Sarah Palin, questa, secondo il quotidiano inglese the Times, è il successo del film “The blind side”, la pellicola che ha letteralmente colto di sorpresa (“blindside”, in inglese) l’intera industria cinematografica americana.

Il Times è di proproetà di Rupert Murdoch, il tycoon australiano che possiede vari quotidiani, la Fox e Sky e sul fronte italiano è uno degli arcinemici di Silvio Berlusconi. In Italia, per esigenze di business, è stato ed è più vicino alla sinistra, e in Cina, per non essere buttato fuori, si è piegato ai voleri dei mandarini rossi della città proibita; ha avuto anche un breve interludio d’amore per Tony Blair, ma altrimenti, a livello planetario, il suo cuore ha sempre battuto a destra, i suoi idoli sono stati Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Ora che all’orizzonte degli Stati Uniti d’America, di cui è diventato cittadino, sta salendo la stella di Sarah Palin, l’ordine di scuderia non può essere più entusiasmante per i suoi giornalisti, in prevalenza anche loro di destra.

Interpretato da Sandra Bullock, il film che ha entusiasmanto il Times, “The blind side”, è costato solo 35 milioni di dollari, ma ne ha già guadagnati 250 milioni, facendo accorrere davanti al grande schermo milioni di americani timorati di Dio dei “red states” (gli Stati a maggioranza conservatori), con grande disappunto dei produttori della West Coast, in genere vicini alla sinistra.

Sarah Palin alla tv americana nel novembre 2009

Tratto da una storia vera, “The blind side” racconta la vicenda di Leigh Anne Tuohy (Sandra Bullock), un’agiata super-mamma che salva un ragazzino nero dalla strada, dal crimine e dalla droga che probabilmente avrebbero segnato la sua vita, e lo trasforma in un famosissimo giocatore di football americano. Tutto ciò grazie al potere della fede cristiana, alle abbondanti porzioni di cibo spazzatura (il marito Sean, interpretato dal cantante country Tim McGraw, è proprietario di vari punti vendita di Taco Bell, un fast food messicano) e alla intramontabile retorica del Sogno Americano.

Non c’è solo religione e fede nel film, ma anche qualcusa di pruriginoso. Così come Julia Roberts sfoggiava il reggiseno push-up per aumentare il sex-appeal di Erin Brockovich,nota il Times, le attillate longuette della Bullock e il suo prestante marito suggeriscono che la preghiera non sia la sola ragione che la spinga a mettersi in ginocchio.

Tutto ciò spiega come mai il film abbia attratto un target che normalmente Hollywood non può nemmeno sperare di raggiungere e cioè «quella fetta del pubblico americano che va in chiesa ogni domenica» come ha scritto il Los Angeles Times. Ancor prima che il film uscisse nelle sale, infatti, oltre 23 mila pastori avevano scaricato informazioni al riguardo da uno speciale sito promozionale dedicato ai conservatori religiosi, che solitamente “spaccia” sermoni pre-fabbricati e videoclip da proiettare durante le funzioni. “The blind side”, adattamento cinematografico di un bestseller dello scrittore Michael Lewis, ha inoltre attratto la platea dei fan sportivi, che tendono,tesi del Times, a essere conservatori.

“I veri Tuohys sono evangelici, hanno spiegato i produttori del film al LA Times. Il fatto che vengano presentati sia come credenti che come persone assolutamente normali è piaciuto moltissimo all’audience religiosa, che di solito si vede rappresentata sullo schermo in maniera estrema».

E’ difficile, commenta il londinese Times – non notare le affinità tra la figura della “hockey mom” Sarah Palin e quella della Bullock nei panni della Tuohy o tra i valori dell’America più profonda di cui le due donne si fanno portatrici. Ecco perché l’attrice protagonista, candidata all’Oscar, è stata definita dai critici come una sorta di “Sarah Palin del sud-ovest”. Non sorprende nemmeno, continua il Times, che più di tre lettori su cinque del Sarah Palin Blog (sito curato da uno dei suoi supporter), credano che la Bullock sia l’attrice ideale per interpretare la loro beniamina in qualunque film, possibilmente biografico. O che la stessa Palin, recentemente intervistata da Fox News, abbia espresso il proprio enorme apprezzamento per il film “Ricatto d’amore” interpretato – sì, l’avete indovinato – proprio dalla Bullock.

Se alcuni fan attribuiscono il sorprendente successo del film al miracoloso potere della fede, è vero che la pellicola, inizialmente rifiutata da due grossi studios, è stata infine prodotta da una società di cui fa parte Fred Smith, il proprietario della società di trasporto FedEx, repubblicano compagno di college di George W. Bush e finanziatore della campagna presidenziale di John McCain.

Quel che sta succedendo, azzarda il Times, è che Hollywood, colpita dal calo delle vendite dei dvd e dal collasso della distribuzione indipendente, sta diventando sempre più conservatrice, evitando ogni forma di rischio. Ha scritto una rivista, dando voce ai sentimenti di molti insider di Hollywood: «”The blind side” non è un film alienante perché racconta di una famiglia conservatrice isolata: è alienante perché non fa che ripetere a pappagallo, noiosamente, quei valori conservatori che hanno caratterizzato l’era Bush».

Nonostante ciò, mostrando il dovuto rispetto verso gli incassi provenienti dagli Stati conservatori, l’Academy ha premiato il film con due nomination agli Oscar: quella per la miglior fotografia e quella per la migliore attrice protagonista, un riconoscimento che la Bullock dovrebbe vincere senza problemi, dal momento che si è già portata a casa un Golden Globe.

La nomination della Bullock, in questa chiave, può essere vista come una ricompensa per aver saputo rendere la figura della Palin attraverso la sua interpretazione della Tuohy, un personaggio tanto diverso dalla gente di Hollywood quanto i Na’vi blu di Avatar lo sono rispetto a tutti noi. «Sono una membro della Nra (la National Rifle Association)» rivela tronfia la Bullock nel film, così come il marito commenta orgogliosamente: «Chi avrebbe mai pensato che avremmo adottato un figlio nero prima di incontrare un democratico?».

La giuria, inoltre, è consapevole del fascino che la Bullock esercita sugli “Stati rossi” (e cioè conservatori) e della sua attuale stagione felice, che ha raggiunto il suo apice con la commedia romantica “Ricatto d’amore” del 2009, dove peraltro la Bullock appare completamente nuda. La Bullock, che vive lontana dalle luci dello star system, nel suo ranch di Austin (Texas), ha addirittura ottenuto il plauso della vera Tuohy, a cui non è mai piaciuta granché Hollywood: «Non mi piace la superficialità, io non sono mai uscita a comprarmi un paio di tette. Penso che tutti loro (gli attori ndr) dovrebbero fare qualcosa di meglio con le loro vite. E Sandy certamente già lo fa, lasciatemelo dire».

Come la Palin, del resto, che si trova ad affrontare le cattiverie messe in giro dal baby-padre della nipote, anche la Bullock ha a che fare con problemi di natura familiare. Recentemente, infatti, si è trovata nel mezzo di una battaglia legale per la custodia del figlio che il marito – un tatuato motociclista che risponde al nome di Jesse James – ha intentato nei confronti della ex moglie, niente meno che una porno star. Ma questo suo lato umano non le dovrebbe nuocere perché – come è noto – non ci sono storie che i cristiani apprezzino di più di quelle che parlano di redenzione.

Vedendo da che parte tira il vento, a questo punto, non sorprende che l’Academy voglia premiare “The Hurt Locker”, un film che racconta di una squadra di soldati impegnati nella guerra in Iraq riuscendo però (quasi incredibilmente) a non esprimere alcuna opinione. A uscirne penalizzato potrebbe invece essere proprio il favorito “Avatar”, che condanna l’imperialismo americano e la distruzione dell’ambiente a un punto tale da essere stato bollato come “anti-patriottico” da molti uomini di destra. «Sono felice di aver fatto incazzare quella gente. Non sono d’accordo con la loro visione del mondo» ha ribattuto dal canto suo il regista James Cameron, tirandosi forse la zappa sui piedi a favore della più prudente Kathryn Bigelow, che con “The hurt locker” potrebbe soffiargli gran parte della gloria. Almeno quella sera.