Festival di Torino, Ken Loach dice no: “Sto con i lavoratori”

Pubblicato il 21 Novembre 2012 - 23:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Lo schiaffo del regista inglese Ken Loach, o ‘Ken il rosso’, da sempre paladino dei lavoratori, che ha rifiutato di ricevere il prestigioso Premio Gran Torino scuote la vigilia del Torino Film Festival (23 novembre – 1 dicembre). Loach, con una lettera spiega di essere a sostegno dei molti lavoratori della manifestazione che hanno subito prima il ”licenziamento di persone” e poi ”l’esternalizzazione dei servizi svolti da lavoratori con salari più bassi”.

Un’altra tegola questa per un festival che parte a ridosso del contestato Festival di Roma che ha privilegiato nuovi autori al pari di quello di Torino. ”E’ con grande dispiacere che mi trovo costretto a rifiutare il premio che mi è stato assegnato dal Torino Film Festival – spiega Loach vicino da sempre alle cose della politica, anche quella italiana (non ultimo è stato firmatario nel 2007 di un appello per Franco Turigliatto, espulso da Rifondazione per non aver detto no ai finanziamenti alle missioni militari) – un premio che sarei stato onorato di ricevere, per me e per tutti coloro che hanno lavorato ai nostri film”.

I festival, dice nella lettera il regista di My name is Joe: ”Hanno l’importante funzione di promuovere la cinematografia europea e mondiale e Torino ha un’eccellente reputazione, avendo contribuito in modo evidente a stimolare l’amore e la passione per il cinema. Tuttavia, c’è un grave problema, ossia la questione dell’esternalizzazione dei servizi che vengono svolti dai lavoratori con i salari più bassi. Come sempre, il motivo è il risparmio di denaro e la ditta che ottiene l’appalto riduce di conseguenza i salari e taglia il personale. E’ una ricetta destinata ad alimentare i conflitti – continua Loach -. Il fatto che ciò avvenga in tutta Europa non rende questa pratica accettabile”.

Un rifiuto insomma più che motivato a cui è seguita la replica del Museo Nazionale del Cinema che in una nota spiega la cattiva informazione della quale sarebbe stato vittima Loach: ”Ricordiamo – si legge – che il contratto di assegnazione dei servizi di vigilanza e pulizia alla Mole Antonelliana è stato stipulato a norma di legge, con una gara europea ad evidenza pubblica, rispettosa delle normative ministeriali e dei contratti di lavoro in essere”.

Ma, al di là delle ragioni, il Festival parte così venerdì con un grave handicap che si aggiunge appunto alla vicinanza, non solo di date, di quel Festival di Roma condotto da Marco Muller e che aveva suscitato in Gianni Amelio, direttore artistico in scadenza (dal 2013 ci sarà Gabriele Salvatores), frasi del tipo: ”in questo festival non ci sono solo opere prime di registi sconosciuti, magari mongoli, ma noi abbiamo anche la prima di Quartet di Dustin Hoffman”.

Sedici film in concorso, tutte opere prime e seconde, tra cui tre italiani: il poetico ‘Noi non siamo come James Bond’ di Mario Balsamo, protagonisti due amici alle prese con se stessi e con il passato; ‘Smettere di fumare fumando’ di Gipi, diario molto personale del regista de L’ultimo terrestre e, infine, ‘Su Re’ di Giovanni Columbu, rielaborazione della passione di Cristo attraverso le diverse testimonianze dei quattro Vangeli. Venerdì sera comunque si parte all’Auditorium Giovanni Agnelli con ‘Quartet’, esordio alla regia di Dustin Hoffman, interpretato da Maggie Smith, Tom Courtney, Billy Connolly, Pauline Collins e Dame Gwyneth Jones. Sarà Claudia Gerini, nella veste di ‘madrina’, a condurre insieme al direttore, Gianni Amelio, la serata di apertura.