La dolce vita di chi amava il piacere

Pubblicato il 23 Marzo 2010 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA

da: Il Giornale

«L’anno moriva assai dolcemente. Il sole di San Silvestro spandeva non so che tepor velato, mollissimo, aureo, quasi primaverile, nel ciel di Roma». L’incipit del primo romanzo di Gabriele d’Annunzio, Il Piacere, divenne immediatamente celebre, come il suo autore. Oggi quel romanzo del 1889, pietra miliare della letteratura italiana e europea, è anche un prezioso documento storico su una Roma scomparsa. Come è scomparsa la Roma della Dolce vita di Fellini, ultima epopea novecentesca di una città che il prossimo 21 aprile compirà, ufficialmente, 2763 anni. (Auguri, vecchia matrona e giovane puttana che mi hai acchiappato, come tanti).

Dal Piacere alla Dolce vita è, dunque, prima di tutto un magnifico titolo per raccontare – recita il sottotitolo – «una capitale allo specchio»: ovvero Roma dal 1889 al 1960. Prima di parlare del volume (Mondadori, 292 pagine, 35 euro) converrà parlare dei due autori. Una coppia singolare. Gianni Borgna, romano, è stato a lungo assessore alla Cultura in giunte di centrosinistra e ora è presidente della Fondazione Musica per Roma, che gestisce l’Auditorium; Antonio Debenedetti, torinese che vive nella capitale dall’infanzia, dal 1963 scrive sulle pagine culturali del Corriere della Sera. Nessuno dei due è storico di professione, ma entrambi sono bravissimi nel raccontare storie, come ha detto Aldo Cazzullo durante la presentazione del volume, al Circolo Canottieri Aniene, sul lungotevere. Borgna è autore di una fondamentale Storia della canzone italiana, oggi negli Oscar Mondadori; Debenedetti ha scritto romanzi premiati e di successo, ma lo amo…

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