“La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, una “dolce vita” cafonal

Pubblicato il 21 Maggio 2013 - 00:57 OLTRE 6 MESI FA

"La Gande Bellezza" di Paolo sorrentino, una "dolce vita" cafonalCANNES – Si può fare una dolce vita cafonal con citazioni di Celine, canti gregoriani, sindromi di Stendhal e con al centro una Roma indolente, barocca, papalina, bella quanto distaccata? Paolo Sorrentino c’è riuscito con “La grande bellezza”, unico film italiano in concorso a Cannes, dove è stato accolto da applausi e risate, e che si annuncia per forza espressiva un possibile candidato ai premi maggiori di questa 66/ma edizione del festival.

Una Roma indolente, stra-cafona, con donne di plastica e uomini da poco è quella che Sorrentino ci fa vedere in una serie di quadri esteticamente perfetti. E questo con la guida di una sorta di Virgilio colto, cinico e ironico, ovvero il giornalista e scrittore sessantacinquenne, Jep Gambardella (Toni Servillo). Un uomo approdato a Roma a ventisei anni (proprio come Federico Fellini) che si porta addosso tutta la fame e la curiosità della provincia e anche quell’accento napoletano che lo fa tanto blasè.

Jep è insomma uno nato ricco. Uno che viene dal Vomero, da Posillipo, un signore che, come dicono gli inglesi, non ha dovuto comprare i mobili per arredare la sua casa. Gambardella è uno che di cose ne sa. E’ un dandy sempre inappuntabile, che conosce le persone giuste che vivono la notte proprio come fa lui. Queste stesse persone le ospita spesso sulla sua terrazza che dà sul Colosseo. Tutti sono passati su quella terrazza dove si balla, si beve e si sniffa quella coca di cui il Tevere è pieno: la radical chic moralista, supponente e ricca, una sorta di guru del botulino che siringa e sentenzia i suoi pazienti, l’artista che fa performance autodistruttive e che parla di vibrazioni (ma Jep non ci casca). La spogliarellista (una coraggiosa Sabrina Ferilli che si presta ad un ruolo innocente e naif) che guarda con disincanto il mondo di Jep. L’uomo di spettacolo fallito, ambizioso e fragile, interpretato da uno straordinario Carlo Verdone, buffo con degli ingombranti occhiali e i suoi soliti impacci e, infine, c’è la missionaria in odor di santità che ha sposato la povertà e mangia radici.

Ma i veri protagonisti di “La grande bellezza” – in sala da martedì per Medusa – sono la folla di politici, giornalisti, attori, nobili decaduti, alti prelati, artisti e intellettuali veri o presunti. Sono loro a ballare al ritmo techno nelle feste dove Jep è un vero leader.