La pirateria è “amica” del copyright: chi scarica illegalmente acquista più film

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 29 Luglio 2011 - 14:20| Aggiornato il 5 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La pirateria aiuta le industrie musicali e del cinema: a sostenere questa tesi non ci sono più soltanto le teorie dei gruppi di libertà del web, ma anche uno studio tedesco i cui risultati sono stati tenuti segreti dai committenti, le industrie tedesche dei film, perché contrari a quanto finora affermato dal committente stesso. L’osservatorio di ricerca GFK nel  suo studio ha evidenziato come la fruizione di opere pirata da parte degli utenti nel web costituisca un’anteprima all’opera e uno stimolo all’acquisto del film o alla sua visione nei cinema.

Lo studio è stato condotto sugli utenti del sito di streaming Kino.to, chiuso lo scorso giugno in seguito ad un’operazione di polizia che ha portato all’arresto 13 dei suoi amministratori, accusati di aver violato le leggi vigenti sul copyright. Se le aziende lese da tale violazione hanno commissionato lo studio per provare il danno subito e richiedere l’identificazione degli utenti-ladri, enorme è stata la delusione nello scoprire che la pirateria non è responsabile dei danni di cui è accusata dalla Ifpi, International federation of music phonographic industry, che registra danni al mercato mondiale per 500 milioni di dollari nel 2010.

Quello tedesco non è il primo studio che nega una correlazione tra il calo di vendite e la pirateria, tanto che il movimento Sitononraggiungibile.it li ha raccolti nel Libro Bianco del Copyright, andando contro le delibere dell’Autorità garante delle comunicazioni Agcom, che appoggia la tesi delle industrie, tanto che Corrado Calabrò, presidente di Agcom, ha chiesto al parlamento italiano il potere di oscurare i siti ritenuti responsabili di pirateria.