Venezia 71: Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Gloria Satta, Il Messaggero FOTO

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Settembre 2014 - 15:50 OLTRE 6 MESI FA
Venezia 71: Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Gloria Satta, Il Messaggero

Adam Driver, Alba Rohrwacher, Saverio Costanzo (Ap-Lapresse)

VENEZIA – Gloria Satta del Messaggero introduce e commenta Hungry Hearts di Saverio Costanzo, secondo film italiano in concorso al settantunesimo Festival del Cinema di Venezia. Girato in inglese e a New York, con un protagonista americano (Adam Driver, nel cast di Guerre Stellari: episodio VII che J.J. Abrams sta dirigendo per la Disney) e una protagonista italo-tedesca (Alba Rohrwacher), “Cuori affamati” è ispirato al romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso e parla di una coppia che si autodistrugge perché la donna, dopo il parto, si ossessiona, suggestionata da una veggente, con una ferrea dieta vegana alla quale costringe il bambino, arrivando quasi ad ucciderlo:

Fa centro al Lido anche il secondo film italiano in concorso, Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Molto applaudito alla proiezione per la stampa internazionale, ha fatto poi il bis davanti al pubblico della Sala Grande con dieci minuti di applausi e molta commozione. «È stato un film catartico», spiega il regista, «che mi ha spinto a guardare con altri occhi, con più dolcezza e meno severità, al mio ruolo di padre. È una storia d’amore e parla del disagio che provoca l’amore quando non viene contenuto». Intensamente interpretato da Alba Rohrwacher e Adam Driver sbarcato a Venezia direttamente dal set di Star Wars 7, ispirato al romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso (Einaudi), Hungry Hearts racconta la storia di una coppia innamorata e di una maternità minata da un’ossessione. Nel tentativo di purificare il proprio bambino dalla “contaminazione” del mondo esterno, la protagonista lo porta infatti alla denutrizione in un’escalation drammatica dai risvolti inaspettati.

CIBO «Quando ho deciso di ricavare un film dal libro che all’inizio mi aveva attratto e al tempo stesso respinto», racconta Costanzo, «mi sono preoccupato di non giudicare quellamadre e gli altri personaggi, ma di guardarli con una tenerezza che alla fine ha fatto bene anche a me… Hungry Hearts è una storia universale perché racconta la difficoltà delle trasformazioni: i protagonisti sono colti nel momento in cui diventano rispettivamente padre e madre, un passaggio comune a tutti. Essere genitori non è per niente naturale, inutile che ce lo raccontino». Al centro del film c’è l’ossessione per il cibo “non contaminato”: teme qualche polemica? «Ogni scelta radicale porta alla sordità», risponde Costanzo, «l’ideologia fine a se stessa ha ucciso milioni di persone. L’esigenza di un’alimentazione sana non può escludere il buon senso, ma vorrei precisare che il film non è contro una tendenza o qualcuno».

MATERNITÀ Nel ruolo della mamma vegana, Alba Rohrwacher affronta una delle sfide più impegnative della sua splendida carriera: «Ho molto amato il mio personaggio che commette azioni sbagliate spinto dall’amore assoluto per il suo bambino», spiega l’attrice, viso luminoso e silhouette elegante, «ma anche lei, costretta a confrontarsi con la maternità, attraversa un processo di cambiamento ma, alla fine, intravede la luce». La storia è ambientata a New York, una città che il regista di Private, In Memoria di Me, La Solitudine dei numeri primi e della serie Sky In Treatment(vedremo presto la seconda stagione), conosce bene per avervi studiato sociologia: «Mi dava la possibilità di raccontare l’isolamento dei personaggi», spiega Costanzo.

AUTORI Prodotto da Wildside e RaiCinema, il film uscirà a gennaio dopo la “guerra” di Natale ed è stato girato in pellicola («finché potrò eviterò il digitale che appiattisce qualunque storia», dice il regista) secondo le regole universali del cinema indipendente, vale a dire in poco tempo e con le spese ridotte al minimo. «Hungry Hearts è, in un certo senso, il frutto della crisi che comporta una selezione naturale degli autori», ragiona Costanzo. «Il budget ridotto ci costringe a ripensare il nostro mestiere, a reimparare a fare film. E ci porta a rischiare: negli ultimi tempi, il cinema italiano non l’ha fatto molto spesso».

IL RED CARPET DI HUNGRY HEARTS A VENEZIA (FOTO LAPRESSE):

PHOTOCALL DI HUNGRY HEARTS A VENEZIA (FOTO LAPRESSE)