Woody riporta in vita la Parigi degli anni ’20

Pubblicato il 5 Dicembre 2011 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA

Solo il genio di Woody Allen, giunto al suo 42esimo lungometraggio, avrebbe potuto realizzare l’impresa di resuscitare la Ville Lumière di Hemingway e Picasso dando vita ad un incantevole viaggio nel tempo. Questo è Midnight in Paris, un sogno romantico, scandito dal perfetto alternarsi di gag irresistibili e spietate riflessioni sul senso della nostalgia e dell’illusione. Eroe di questa ennesima lezione di cinema alleniano è Gil (uno spassoso Owen Wilson), aspirante scrittore in vacanza a Parigi con la fidanzata (Rachel McAdams), bella e perennemente malata di shopping, e i suoi futuri suoceri, convinti repubblicani e pro-Tea Party.

Stanco della sua carriera di sceneggiatore a Hollywood, Gil si ritrova a vagare di notte tra i vicoli di Parigi in cerca d’ispirazione per dar luce al suo primo romanzo. Ed è così che allo scoccare della mezzanotte il giovane turista americano si ritrova d’incanto nei salotti della Parigi anni ’20 a discorrere di poesia con il burbero Hemingway e Scott Fitzgerald mentre Cole Porter suona al piano “Let’s do it”, a cenare con Jean Cocteau e Gertrude Stein, a suggerire il soggetto dell’Angelo sterminatore al surrealista Buñuel…ma non solo. Gil avrà anche il tempo, tra una chiacchierata con Dalì – da applausi il cameo di Adrien Brody – e Man Ray, d’innamorarsi dell’amante di Picasso: la sensuale Adriana (Marion Cotillard).

Dopo le sue fughe nel passato, alle prime luci dell’alba il protagonista è però costretto a ritornare nel suo presente (il 2010…) e a fronteggiare un’esistenza costellata di insoddisfazioni: una fidanzata superficiale pronta a tradirlo con un pedante tuttologo (il bravo Michael Sheen), una vita professionale castrante sotto il profilo intellettuale ed un crescente bisogno di evasione.

Recuperando la dimensione fantastica della Rosa purpurea del Cairo, il vecchio Woody sembra suggerire allo spettatore un antidoto infallibile per sfuggire alla mediocrità del presente: ascoltare i propri sogni per migliorare la nostra esistenza. A differenze delle sue ultime pellicole, Allen ci regala però una commedia carica di speranza dove l’illusione, seppur momentanea, diventa essenziale per edulcorare l’insensatezza dell’esistenza. E poco importa se Gil venga considerato dalla sua fidanzata “affetto dalla sindrome dell’età dell’oro”, innamorato di epoche passate e incapace di vivere il suo presente.

Quel che conta stavolta per Allen è trovare il coraggio di realizzare i propri sogni. Senza alcun dubbio la miglior pellicola di Woody dai tempi di Match Point, Midnight in Paris farà impazzire i fan di Manhattan e Io e Annie. Ottimo il cast – per gli amanti del gossip Carla Bruni c’è ma non fa danni – , la colonna sonora a base di swing manouche e dixieland e magistrale la fotografia di Darius Khondji. Classe, ironia e cinema con la “c” maiuscola. Imperdibile.