YOUTUBE Video Recensione: Tutti i soldi del mondo. Spazio alla fantasia e alla “lezione” americana

di Giuseppe Avico
Pubblicato il 9 Gennaio 2018 - 10:06 OLTRE 6 MESI FA
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YOUTUBE Video Recensione: Tutti i soldi del mondo. Spazio alla fantasia e alla “lezione” americana

ROMA – Durante le feste le sale si affollano di gente, persone che dopo il Natale e il cenone di Capodanno cercano il relax di un buon film, che faccia ridere possibilmente. Oppure ci si accalca per un film carico di attese, chiacchierato e discusso fin dalla sua genesi. Ecco dunque che oggi parliamo della nuova pellicola di Ridley Scott, ovvero Tutti i soldi del mondo. Parliamo di un film che ha già fatto parlare di sé per la vicenda Kevin Spacey, escluso dal cast per lo scandalo molestie e prontamente sostituito da Christopher Plummer nel ruolo di J. Paul Getty. Ad affiancarlo, oltre alle innumerevoli comparsate italiane, troviamo Mark Wahlberg e Michelle Williams. CLICCA QUI PER ALTRE VIDEO RECENSIONI.

Roma, anno 1973. John Paul Getty III, nipote del famoso magnate dell’industria petrolifera, viene rapito da alcuni membri della ‘Ndrangheta. Il loro obiettivo è chiaro: ottenere un riscatto milionario. I rapitori, però, non hanno fatto i conti con il nonno John Paul Getty, il quale ribadisce più volte di non voler sborsare un centesimo. Inizia dunque una durissima lotta per la madre del ragazzo rapito, una lotta contro il tempo e soprattutto contro un impero.

Tutti i soldi del mondo racconta una vicenda, quella del rapimento del nipote del miliardario Getty, basata su fatti di cronaca reali. Lo fa in una maniera molto romanzata e poco fedele. Siamo stati abituati in passato a innumerevoli pellicole che si proponevano di portare sul grande schermo fatti di storie vere. Alcuni ben riusciti nel loro intento iniziale, altri decisamente scadenti dal punto di vista dell’attendibilità. Poi ci sono quei film che partono con un’idea di base ispirata a vicende reali per poi allontanarsene per sfruttarne gli elementi di base e creare una storia fittizia. Tutti i soldi del mondo mira a narrare una vicenda da una prospettiva estremamente cinematografica, perdendo però la chiave della cronaca di base della vicenda stessa. Non è né una stilizzazione, né un ritratto attendibile della vicenda: è più semplicemente una rielaborazione astuta e poco riuscita al fine di modellare la cronaca a proprio piacimento.

Il peso del cinema, e più nello specifico di quello americano, grava pesantemente sulla vicenda trattata. Il lato emozionale è marcatissimo, così come quello che più riguarda la caratterizzazione dei personaggi, e più nello specifico quello di John Paul Getty, interpretato con grande maestria da Plummer. Il centro focale della storia, infatti, sembra proprio essere lui, più che il resto, lasciando la possibilità allo sceneggiatore di tratteggiare un personaggio dalla spiccata inclinazione caricaturale, ma non per questo lontana dalla realtà. Un personaggio che rischia quasi di occupare la scena più del previsto, accalappiandosi l’interesse del pubblico.

Il film, dal punto di vista tecnico, gode di una regia indubbiamente di livello, quella di Ridley Scott, abile soprattutto nell’incidere sull’inquadratura i volti dei protagonisti con enorme maestria. L’atmosfera è cupa, in certi momenti perfino tenebrosa. Scene d’azione ce ne sono davvero poche, e lasciano lo spazio più allo sviluppo dialettico che ad altro. Ma se dal punto di vista tecnico il film non ha nulla da invidiare, la sceneggiatura, invece, ha dei cedimenti piuttosto evidenti, oltre ad apparire frettolosa, approssimativa e ricca di ridondanti clichè sull’Italia e sugli italiani, laddove l’ingegno dei personaggi americani fa fronte alla poca lucidità di quelli italiani.

Tutti i soldi del mondo non mette in campo il verismo, di conseguenza sembra anche inutile rintracciarlo per forza. Piuttosto decide di indurre la reale dinamica della vicenda verso un compiacimento cinematografico di natura emozionale e moralistico. Un prodotto riuscito a metà. Voto: 5/6.