Anna Politkovskaia: solo ora spuntano intercettazioni Fsb

Pubblicato il 24 Maggio 2012 - 15:53 OLTRE 6 MESI FA

MOSCA – I servizi segreti russi (Fsb) intercettavano le telefonate tra i presunti organizzatori ed esecutori ceceni dell’omicidio della giornalista di opposizione Anna Politkovskaia ma solo oltre cinque anni dopo hanno ipotizzato che il linguaggio in codice usato dagli interlocutori riguardi il delitto.

”Gli assassini di Politkovskaia ascoltati cinque anni dopo”, è l’ironico titolo del quotidiano Izvestia, che svela quella che definisce una possibile ”prova chiave” nelle indagini sulla vicenda: le intercettazioni sono state infatti trasmesse alla magistratura, che le ha fatte tradurre dal ceceno al russo e sottoposte ad una perizia fonoscopica.

Nei colloqui si sentono discutere Lom-Ali Gaitukaiev e i suoi nipoti, i tre fratelli Makhmudov, sospettati il primo di aver messo insieme il gruppo di fuoco e gli altri di aver eseguito l’uccisione. L’Fsb aveva intercettato per due mesi le loro conversazioni nel quadro delle indagini su un’altra vicenda, non meglio precisata, ma non sarebbe riuscito ad afferrare che si stava parlando del delitto.

Gli interlocutori, infatti, parlavano in codice usando parole come ”debito” e ”debitore”, senza mai fare nomi, tantomeno quello della Politkovskaia. I servizi segreti tuttavia non sarebbero rimasti incuriositi. Non solo. L’avvocato Anna Stavitskaia, legale della famiglia Politkovskaia, pone un altro interrogativo: ”perche’, anche se non hanno potuto capire in tempo di cosa si trattasse, i servizi segreti hanno continuato a mantere a lungo il riserbo anche dopo il delitto nascondendo in tal modo dati importantissimi per gli inquirenti?”.

Gli avvocati dei sospettati non intendono negare i colloqui intercettati ma sostengono che si trattava di normali conversazioni tra parenti senza alcun risvolto criminale.A cinque anni e mezzo dall’omicidio della Politkovskaia, il 7 ottobre 2006, non e’ ancora stato individuato il mandante. E neppure il movente, anche se legato sicuramente ”all’attivita’ professionale” svolta per il giornale ‘Novaia Gazeta’, dalle cui pagine criticava il potere del presidente – ex capo dell’Fsb – Putin, gli abusi di Kadyrov, le violenze delle guerre russo-cecene, la corruzione dei burocrati.     L’inchiesta comunque sta facendo passi avanti, non solo con la accuse contestate all’ex tenente colonnello Dmitri Pavliucenkov, fermato lo scorso agosto, ma anche con la parziale ricostruzione della catena della preparazione del delitto risalendo allo zio del presunto sicario: Lom-Ali Gaitukaiev, che era stato sentito come teste nei processi precedenti e che lo scorso autunno e’ stato condotto a Mosca per essere interrogato, probabilmente nella nuova veste di indagato.

Pavliucenkov all’epoca era responsabile della sezione pedinamenti della polizia di Mosca e avrebbe fatto parte di un gruppo criminale insieme ad un altro dirigente della polizia, moscovita Serghiei Khadzhikurbanov, e ai tre fratelli ceceni Makhmudov, tra cui Rustam, il presunto esecutore materiale arrestato lo scorso maggio dopo una lunga latitanza.    I suoi due fratelli, Dzhabrail e Ibragim, erano stati assolti in primo grado nel 2009 insieme a Khadzhikurbanov, ma ora sono di nuovo indagati con Rustam nella nuova inchiesta in corso. A mettere insieme e a guidare l’intero gruppo, su richiesta di una persona non ancora identificata, sarebbe stato tuttavia proprio Lom-Ali Gaitukaiev, lo zio dei fratelli Makhmudov, poi pero’ arrestato prima del delitto per un’altra uccisione (nel 2008  e’ stato condannato a 15 anni per aver partecipato all’ omicidio su commissione di un imprenditore ucraino).