LONDRA – Boris Berezovsky “si è impiccato”. Almeno questa è le versione della polizia inglese. Gli esami medici sul corpo dell’oligarca russo, trovato chiuso nel bagno della sua villa di Ascot, dicono che non ci sono segni di violenza. Anche se in questo caso non si capisce come mai le apparecchiature mediche dei primi soccorritori abbiano segnalato la presenza di materiale radioattivo.
Le analisi sul cadavere del “padrino della Russia“, com’era stato soprannominato, comunque continuano. Si procede con gli esami istologici e tossicologici. Il Guardian riporta la testimonianza della ex moglie di Berezovsky che ha detto di aver visto dei segni sul collo dell’ex marito compatibili con uno strangolamento (o impiccagione)
Secondo molti, Berezovsky soffriva di depressione. Sarebbe voluto tornare in Russia, dove pendeva su di lui una condanna che gli avrebbe assicurato anni di prigione. Secondo il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, qualche mese fa avrebbe persino scritto una lettera a Putin in cui domandava perdono e chiedeva di tornare in patria. La costosissima Separazione da Elena Goburnova e la sconfitta al processo contro Roman Abramovich, un tempo suo amico, gli avevano dato il colpo di grazia.
Nell’ultima intervista concessa a Forbes, Berezovsky sognava di poter rientrare in Russia a fare il matematico, come un tempo, prima dei soldi e della perestroika, prima delle privatizzazioni e del crollo dell’Unione Sovietica. Prima della condanna per frode nel 2000. Allora colse l’occasione di un viaggio di lavoro per annunciare che non sarebbe più tornato in Russia: “Sono obbligato a scegliere se diventare un prigioniero politico o un emigrante politico”. Ha scelto la secondo opzione. Ma forse, con il senno di poi, avrebbe preferito la prima.
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