Boris Johnson e il coronavirus, le accuse mosse al Primo ministro: dall’inferno delle case di riposo alle mascherine

di Caterina Galloni
Pubblicato il 9 Giugno 2020 - 06:42 OLTRE 6 MESI FA
Boris Johnson e il coronavirus, le accuse mosse al Primo ministro: dall'inferno delle case di riposo alle mascherine introvabili

Boris Johnson e il coronavirus, le accuse mosse al Primo ministro: dall’inferno delle case di riposo alle mascherine introvabili (foto ANSA)

LONDRA – Boris Johnson è accusato di una pessima gestione della pandemia.

Secondo quanto riportato dal Mirror, dalla fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI) e i tamponi al fallimento della tutela dei malati e anziani, il PM e i ministri avrebbero commesso una serie di errori vergognosi.

Nel Regno Unito, sono morte più di 40.000 persone. Ora, scrive il tabloid britannico, deve esserci una resa dei conti.

E’ stata chiesta un’indagine pubblica e a Johnson potrebbe costare la leadership.

Il Mirror elenca 11 accuse rivolte al primo ministro.

Maggior numero di vittime in Europa

Almente nel Regno Unito si contano 40.000 morti rispetto a 33.700 in Italia, 29.000 in Francia, 27.000 in Spagna e 8.700 in Germania. Ma i decessi potrebbero superare i 61.000.

Nell’ultima settimana di maggio ci sono stati 236 casi di recente confermati per milione di abitanti, rispetto ai 168 in Portogallo, 100 in Francia e 71 in Irlanda.

Decessi che riflettono l’incapacità di proteggere persone vulnerabili e anziane.

L’inferno nelle case di riposo

La mancanza di DPI per il personale, l’incapacità di testare e il trasferimento di pazienti ospedalieri con Covid-19 nelle case di riposo hanno portato al disastro.

Nelle 10 settimane precedenti all’epidemia ogni settimana morivano in media 2.600 residenti. Ad aprile, sono stati 7.900.

I decessi attualmente sono ora stimati in 20.000. £ 3,2 miliardi del governo in finanziamenti di emergenza sono stati meno della metà di ciò di cui il settore aveva bisogno.

La protezione del SSN era vitale, ma ha portato all’abbandono di persone fragili e anziane. L’assistenza sanitaria e sociale deve essere collegata.

Test non sufficienti

Prima del lockdown erano disponibili un numero esiguo di tamponi. Quando si allentano le restrizioni, per evitare morti inutili, test e analisi devono essere perfettamente funzionanti, afferma la Health Foundation.

Al picco del virus, il Regno Unito ha condotto 10,13 test per 1.000 persone rispetto ai 32,73 italiani, ai 31 irlandesi e ai 30,4 tedeschi.

Venerdì scorso la Gran Bretagna ha testato 73.000 persone per milione di abitanti, al di sotto di Belgio, Russia, Portogallo e Spagna.

Il tampone e la tracciabilità non sono sufficienti. E’ fondamentale tracciare e isolare.

Mascherine in ritardo

I passeggeri di treni, autobus, traghetti e aerei dal 15 giugno avranno l’obbligo di indossare le mascherine.

Il SAGE, gruppo di consulenza scientifica per le emergenze, le ha raccomandate ad aprile, laddove il distanziamento sociale non fosse possibile.

L’affermazione di Boris Johnson, scrive il Mirror, di aver seguito la scienza era una bugia.

Il cancro è stato ignorato

Si stima che i casi di cancro aumenteranno di circa 23.000 poiché 2,4 milioni di persone non hanno eseguito screening e test.

Michelle Mitchell del Cancer Research UK ha dichiarato:”La diagnosi e la cura tempestive sono fondamentali per offrire alle persone  maggiori possibilità di sopravvivenza”.

Il PM è accusato di aver ignorato la situazione.

Ritardo nella quarantena

All’inizio del lockdown, nel Regno Unito arrivavano ancora voli dalla Cina, anche se l’Australia li aveva vietati sei settimane prima.

A Heathrow, nel mese di marzo ci sono stati 3,1 milioni di arrivi. Circa 500.000 dall’Asia, 875.000 dall’UE e 711.000 dal Nord America.

Ma da gennaio al lockdown, solo 273 persone su 18 milioni entrate  nel Regno Unito sono state messe in quarantena.

Tra metà marzo e l’inizio di aprile i nuovi contagi sono passati quotidianamente da 2.000 a 6.000.

Secondo i critici, la quarantena di 14 giorni in vigore da oggi per i passeggeri, avrebbe dovuto essere messa in atto a gennaio.

Impatto sui posti di lavoro

Nel Regno Unito stanno scomparendo circa 1.200 posti di lavoro l’ora, a essere colpiti sono i più giovani. La Resolution Foundation afferma che nella fascia tra i 18 e i 24 anni, su dieci giovani uno ha perso il lavoro.

L’Institute for Fiscal Studies ha scoperto che i settori chiusi, come ad esempio il turismo, impiegavano un terzo di tutti i lavoratori con meno di 25 anni.

Scrive il Mirror: deve essere introdotto un massiccio programma di riqualificazione e riconversione professionale.

Crisi scolastica

Su circa 9 milioni di bambini sono tornati a scuola solo gli alunni tra 1 e sei anni.

La Education Endowment Foundation afferma che il divario raggiunto tra i bambini della classe media e della classe operaia potrebbe arrivare fino al 75%.

Il Primo Ministro, riporta il Mirror, deve spiegare come intende aprire le scuole a più alunni e introdurre lezioni individuali per aiutare i bambini più poveri a recuperare il ritardo.

Confusione sulle aperture dei negozi

Durante la crisi, i prezzi di abbigliamento e arredamento ad aprile hanno subito un calo del 3,7%, a maggio del 4,6%.

Helen Dickinson, capo del British Retail Consortium, ha dichiarato: “Poiché i negozi non essenziali riapriranno dal 15 giugno, la domanda dei consumatori rimarrà debole”.

Per la sopravvivenza dei negozi, Johnson dovrebbe allentare le leggi commerciali riguardanti la domenica.

Collasso immobiliare

Il prezzo della casa media, a maggio è sceso da £ 4.013 a £ 218.902 con vendite in calo del 53% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Ma per gli affittuari privati che pagano in media il 45% delle loro entrate, rispetto al 19% di chi è proprietario di una casa e ci vive, la situazione è terribile. E tre milioni rischiano di perdere l’abitazione.

Estendere il divieto di sfratto, commenta il Mirror, fino alla fine del 2020 e aumentare le vendite.

Messaggi ambigui

Il tabloid, tra i tanti, cita quello di venerdì scorso del ministro della Sanità Matt Hancock.

Ha annunciato che dal 15 giugno saranno obbligatorie le mascherine chirurgiche per tutto il personale ospedaliero. Ma non erano stati informati.

In precedenza Hancock aveva affermato che c’erano poche prove che le mascherine proteggano dal contagio.

I messaggi ambigui, costano vite. Il Primo Ministro sostiene di essere al comando. Che lo dimostri, è il duro commento del Mirror. (Fonte: Mirror)