Strage di Oslo e Utoya: “Breivik poteva essere fermato dalla polizia”

Pubblicato il 13 Agosto 2012 - 19:53 OLTRE 6 MESI FA
Anders Breivik

ROMA – La strage di Oslo e nell’isola di Utoya il 22 luglio del 2011 poteva essere evitata: la polizia norvegese poteva fermare Anders Behring Breivik prima che compisse la strage. Lo afferma l’inchiesta di una commissione indipendente incaricata dal governo norvegese di trarre lezioni dall’accaduto e di proporre rimedi, resa nota a una decina di giorni dal verdetto della Corte che dovrà decidere se mandare dietro le sbarre il killer oppure internarlo in un manicomio criminale.

Secondo quanto scrive la Bbc online, nel rapporto di circa 500 pagine si sottolinea che ”l’attacco contro il quartiere dei ministeri della capitale norvegese, dove l’estremista di destra compì un attentato esplosivo, avrebbe potuto essere evitato attraverso l’applicazione efficace delle misure di sicurezza previste”. E si sarebbe potuta prevenire anche la mattanza al campo estivo dei giovani laburisti a Utoya, se le forze dell’ordine avessero inquadrato per tempo la figura dello stragista e lo avesse ”fermato in anticipo”.

Per arrivare sull’isola gli agenti impiegarono 35 minuti, un tempo che la Commissione definisce ”inaccettabile”. Inaccettabile anche il fatto che tra l’attentato di Oslo e la cattura di Breivik, il cui nome era già noto alle forze di sicurezza, siano passate in tutto tre ore. Le critiche riguardano anche le lentezze burocratiche per la mancata chiusura al traffico della zona intorno al perimetro della sede del governo. Ciò permise al killer di piazzare un’autobomba con 950 kg di esplosivo ai piedi della torre di 17 piani che ospita gli uffici del capo del governo.

Il primo ministro Stoltenberg, che in quella occasione lavorava nella sua residenza privata, riuscì a scampare all’attentato. Disfunzioni, problemi di comunicazioni, ritardi, mezzi inadatti e infine procedure mal rispettate, sarebbero state queste le inefficienze contestate dalla Commissione.

Il 24 agosto è atteso il verdetto della Corte. Breivik che ha ammesso di avere ucciso a sangue freddo per fermare l’avanzata dei musulmani in Norvegia, rifiuta di considerarsi colpevole evocando il ”principio di necessità di uccidere in circostanze eccezionali per difendere il suo popolo, la sua cultura e il suo Paese”. Egli infatti ha accusato il Partito laburista di promuovere il multiculturalismo e di stravolgere l’identita’ del Paese scandinavo. Nelle due stragi morirono complessivamente 77 persone e ne rimasero ferite 240.