Bruxelles, Chiara Burla: “Io uscita viva da metro morte”

di redazione Blitz
Pubblicato il 22 Marzo 2016 - 22:08| Aggiornato il 23 Marzo 2016 OLTRE 6 MESI FA
Bruxelles, Chiara Burla: "Io uscita viva da metro morte"

Bruxelles, Chiara Burla: “Io uscita viva da metro morte”

BRUXELLES – Si trovava a Bruxelles per uno stage di danza: Chiara Burla, 24 anni originaria di Borgosesia, in provincia di Vercelli, ma residente a Firenze, è una dei tre italiani rimasti feriti negli attentati di Bruxelles. Era sul treno della metropolitana che è saltato in aria alla stazione di Maelbeek, vicino alle istituzioni europee. E’ stata colpita dalla porta di un vagone riportando contusioni e ferite al torace ed al viso. Fortunatamente nulla di grave.

Al telefono con l’Ansa la ballerina, ancora sotto shock, racconta quei concitati momenti di terrore: “Ricordo l’esplosione, il buio, le urla“. E aggiunge: “Non so se è stato un miracolo, o semplicemente fortuna. So solo che sono sopravvissuta e che ho riportato solo leggere ferite, mentre un paio di vagoni avanti si sono contati i morti. Il mio pensiero va ora a loro”.  “Adesso non vedo l’ora di tornare a casa. Mi interessa solo questo”.

Come sta? “Abbastanza bene, considerato quello che poteva succedere”, risponde Chiara al telefono, dalla casa di alcuni amici che l’hanno ospitata a Bruxelles nell’ultima settimana. “Sono arrivata venerdì per un workshop di danza. Sarei dovuta ripartire domani”, spiega.    “Stavo andando a fare lezione. Ho preso la metro alle 9. Era piena di gente, chi andava al lavoro, turisti. Una giornata normale. Ad un certo punto – questo il racconto della giovane – nei pressi della fermata di Maalbeek, l’inferno. Non so se eravamo già arrivati: il treno comunque era fermo. Io ero vicino alla porta opposta alla banchina, dal lato dei binari. Stavo guardando verso la coda del treno. Ad un tratto ho visto e sentito l’esplosione. Prima un boato, poi si sono spente le luci, tutto è diventato scuro. Il treno sobbalzava. Siamo stati tutti scaraventati a terra dall’energia dello scoppio. Le porte del vagone sono saltate via ed una mi è finita addosso. C’era il panico. Tutti urlavano, cercavano di fuggire. Ero frastornata, ferita. Non ho capito subito cosa stava succedendo. Ho sentito un rumore forte nell’orecchio, mi sono ritrovata a terra, con la porta addosso. Non capivo. Mi dicevo: ‘c’è stata un’esplosione, non può essere. Assurdo’. In questi casi pensi sempre che a te non possa mai succedere, invece…”.

Chiara tuttavia non si è persa d’animo. “Il mio istinto mi diceva che dovevo scappare. Mi sono alzata, I binari a fianco erano liberi. Sono scesa giù e ho raggiunto l’altra banchina. Mi dicevo che dovevo stare calma: ‘Chiara, se ti prende il panico è finita’. Insieme a me c’erano altre persone che scappavano. Abbiamo visto una luce, delle scale. Le abbiamo salite e siamo usciti. Fuori c’era già gente accorsa per dare aiuto. Un uomo che lavorava lì vicino mi ha portata in edificio e mi ha fatto sedere. Sono arrivati i primi soccorsi, le ambulanze. Hanno controllato che stessi bene, mi hanno dato le prime cure. Mi sono resa conto che avevo la faccia piena di sangue. Piccole ferite provocate da schegge e frammenti di vetro, dalla botta dell’esplosione. Poi ci hanno portato in ospedale. Ci hanno visitati uno per uno. A me hanno medicato il viso, il collo e gli occhi, la mano e una gamba, colpiti dalle schegge. Ho riportato anche delle contusioni al busto, per la porta che mi ha colpito, ma niente di rotto o di grave. Terminati i controlli e visitata anche da una psicologa, sono stata dimessa”.

I miei amici sono venuti a prendermi“, continua a raccontare la sopravvissuta italiana. E i genitori? “Avevano letto la notizia su internet, quasi in diretta e mio padre mi ha subito chiamata. Sono riuscita a parlarci e a tranquillizzarlo. Sarebbe voluto venire a prendermi ma ho preferito di no: si era già sparsa la notizia dell’esplosione all’aeroporto. ‘Non venire, vengo io’, gli ho detto. Ma qui e tutto bloccato. Vediamo domani”.

Adesso, dopo ore, Chiara è ancora “scombussolata”. “Non so che pensare. Forse è stato un miracolo, oppure soltanto fortuna”, ripete. “Avrei potuto uscirne molto male, o non uscirne per niente. Il mio pensiero va a chi non ce l’ha fatta. E alla mia famiglia. Non vedo l’ora di riabbracciare tutti. Ora voglio solo tornare a casa”.