Bruxelles: kamikaze Zaventem lavorò al Parlamento Ue

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Aprile 2016 - 18:07 OLTRE 6 MESI FA
Bruxelles: kamikaze Zaventem lavorò al Parlamento Ue

Bruxelles: kamikaze Zaventem lavorò al Parlamento Ue

BRUXELLES – Uno dei due terroristi che si è fatto esplodere all’aeroporto di Zaventem di Bruxelles ha lavorato per due mesi, uno nell’estate del 2009 ed uno in quella del 2010, al Parlamento Ue, impiegato da una società esterna nei lavori di pulizia con un contratto per studenti. Lo hanno indicato oggi all’Ansa fonti europee.

E intanto Faysal Cheffou, sospettato per due giorni di essere uno dei terroristi, denuncia di essere stato denudato e picchiato in carcere. L’uomo ora vive nascosto a casa di conoscenti con la vita rovinata per essere stato scambiato per ‘l’uomo col cappello’ dell’attentato all’aeroporto di Bruxelles. Accusato “per calmare la gente” da inquirenti più che mai “incompetenti”. E’ l’accusa che lancia in un’intervista al quotidiano belga Dernière Heure Faysal Cheffou, arrestato e poi rilasciato anche se tuttora accusato di partecipazione ad atti terroristici.

“Non posso più uscire, tutta questa storia ha rovinato la mia vita“, dice al telefono, spiegando di essersi fatto quattro giorni di carcere perché “ero il colpevole ideale”. Come se gli inquirenti “ragionassero in questo modo: ‘facciamo finta di avere quello giusto'”, perché “la popolazione era preoccupata dopo questi orribili attentati, e gli autori dovevano essere presi. Calmare la popolazione era diventata improvvisamente la priorità dello Stato, e allora la polizia mi ha arrestato”.

Un’esperienza che non dimenticherà. “Mi hanno completamente spogliato, e ho anche ricevuto delle botte”, racconta Cheffou, “dopo gli attacchi, la polizia non era più tenuta a rispettare la legge… alla faccia della democrazia!”. E intanto hanno fatto fuggire i veri autori: “E’ il massimo dell’incompetenza”, afferma. Ora cerca di riprendere in mano la sua vita: “Ho già avuto dei contatti con Cnn e Abc, voglio che la gente sappia la verità”, sostiene il giornalista free lance che continua a proclamarsi innocente. “Non ho fatto niente”, conclude, e “ora sono molto, molto, molto arrabbiato”.