Charlie Hebdo, flop dei Servizi segreti francesi. 6 domande e molta confusione

Pubblicato il 11 Gennaio 2015 - 13:53 OLTRE 6 MESI FA
Charlie Hebdo, flop dei Servizi segreti francesi. 6 domande e molta confusione

Strage a Charlie Hebdo: Amedy Coulibaly e la moglie Hayat Boumedienne

PARIGI – Dopo la strage alla redazione di Charlie Hebdo e l’assalto al supermarket kosher  “Hyper Casher” di Parigi, Marco Mensurati di Repubblica mette in fila gli eventi e si pone 6 domande. Le riportiamo non nell’ordine dell’articolo:

1 Si può parlare di débâcle dei servizi segreti francesi?

Sì, tutti gli indizi sono per un fallimento, anche se è vero che i potenziali attentatori, tra i milioni di “stranieri” (termine assai improprio e razzista perché si trattava di cittadini francesi), sono forse troppi per poterli tenere sotto controllo tutti:
“Come ha scritto Le Parisien, la sorveglianza sui due fratelli del terrore era interrotta da sei mesi. Si sono lasciati scappare Hayat Boumeddien, “una vera e propria gaffe”.  I servizi segreti algerini avevano avvertito i colleghi francesi di un attentato clamoroso imminente, anche se “si trattava di un allarme molto generico, simile a molti altri arrivati negli ultimi mesi”. I francesi hanno “allentato” la tutela alla redazione di Charlie Hebdo, notoriamente uno dei bersagli più sensibili dell’occidente”.
2. Chi erano i tre attentatori?
“Il profilo dei fratelli Kouachi e quello di Coulibaly sono assai diversi. I Kouachi fanno parte a pieno titolo dell’esercito dei foreign fighters. Dopo un primo indottrinamento in Francia, hanno avuto modo di frequentare corsi militari e religiosi in Yemen e persino di combattere in Siria. Sapevano dunque usare le armi e muoversi negli scenari di guerra. La figura di Coulibaly era più vicina a quella di uno squilibrato violento”.
3. Che formazione terroristica avevano i tre?
“Sin dalle prime battute gli inquirenti francesi e gli specialisti di tutto il mondo sono rimasti molto perplessi, davanti ai video dell’esecuzione al Charlie Hebdo . Gli uomini in nero mostravano uno stranissimo mix di preparazione militare e goffaggine, di sicurezza e imprecisione. La galleria di errori è lunghissima.
I più evidenti sono quattro. 1) Sbagliano indirizzo. 2) Nella redazione uccidono un addetto alla sicurezza e una donna, contrariamente a quanto si erano prefissati: niente donne né bambini e solo giornalisti maschi, vale a dire “target”, per usare le loro stesse espressioni. 3) Durante il blitz dalla macchina lasciano cadere una scarpa da ginnastica a terra e poi perdono tempo a raccoglierla. 4) Si portano dietro la carta d’identità e la dimenticano sulla macchina prima di abbandonarla.
A fronte di questi errori, però, c’è un comportamento da militari provetti: sono abili a manovrare le armi. Freddi, spietati, si muovono in maniera quasi perfetta. L’impressione finale è quella di una infarinatura un po’ frettolosa. Su Coulibaly si sa molto meno: delinquente comune, era diventato un “discepolo” di Djamel Beghal, terrorista franco algerino condannato per l’attentato all’ambasciata Usa a Parigi.
4. Che collegamento c’è tra la strage nella redazione del Charlie Hebdo e la sparatoria di Montrouge?
“Secondo gli inquirenti : «Connessione certa, coordinamento probabile». Di sicuro, i fratelli Said e Cherif Kouachi e Amedi Coulibaly si conoscevano. Ed erano in contatto. Le loro donne si telefonavano spesso, dai tabulati sono emersi circa 500 contatti in un anno. E se da un lato, di certo, la simultaneità delle loro operazioni non è un caso, va anche detto che mentre i fratelli Kouachi si sono proclamati membri di “Al Qaida nello Yemen”, Coulibaly ha fatto riferimento al Califfato e all’Is”.
5. L’attacco a Parigi è stato “eterodiretto” dall’estero? C’è la mano di Al Qaida o dell’Is?
“I contatti presi da Said Kouachi con Al Awlaki, ucciso dai droni in un attacco americano, e Al Zindani, due figure di spicco della jihad qaedista, alimentano i sospetti. Al Awlaki era considerato dall’intelligence americana uno degli arruolatori di Al Qaida nella penisola araba (Aqap) nonché erede designato di Bin Laden, per capirsi: fu lui, dallo Yemen, ad avvicinare e addestrare Umar Farouk Abdulmutallab il terrorista nigeriano che nel dicembre del 2009 cercò di imbarcarsi sull’Aribus A330 Amsterdam-Detroit con l’esplosivo nascosto nelle mutande. Said Kouachi e Abdulmutallab, secondo il New York Times, sarebbero stati addirittura compagni di stanza durante quei mesi di formazione. Al Zindani, fondatore dell’università Iman di Sanaa nello Yemen, è l’uomo che più di tutti ha combattuto contro la pubblicazione delle vignette satiriche.
Quanto poi i mandanti dallo Yemen abbiano fornito supporto militare o logistico è tutto da vedere. Intanto, secondo la Cnn che cita fonti della polizia, cellule terroristiche dormienti sono state attivate in Francia nelle ultime 24 ore. Alle forze dell’ordine è stato chiesto di cancellare il loro profilo sui social media e di portare sempre con sé le armi”.
6. Quali e quante armi sono state usate?
“Oltre ai kalashnikov impugnati dai tre uomini e alle relative cartucciere, nella disponibilità degli attentatori c’era di tutto. Nella Citroen C3 nera abbandonata sulla via della fuga, vicino a un drappo jihadista, i poliziotti hanno trovato 12 molotov, due walkie talkie, un lanciarazzi M82, due pistole automatiche, altri due fucili kalashnikov, una granata e due coltelli. C’era anche una telecamera go-pro: forse, sospettano gli inquirenti, in un primo momento i due volevano filmare le proprie gesta per poi caricarle su YouTube secondo la consolidata strategia del terrore islamico”.