Covid, scoperta in Francia la variante IHU: è più mutata di Omicron, paziente zero rientrato dal Camerun

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Gennaio 2022 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA
Covid variante IHU

Covid, scoperta in Francia la variante IHU: è più mutata di Omicron, paziente zero rientrato dal Camerun (foto ANSA)

Una nuova variante del Covid sta animando in questi giorni il dibattito tra gli esperti. Si tratta della mutazione denominata “B.1.640.2” che, lo scorso 9 dicembre, gli studiosi dell’Ihu Méditerranée Infection di Marsiglia spiegavano di aver rilevato in 12 pazienti di Forcalquier, piccolo comune di poco più di 4mila abitanti situato nel Sud della Francia. Gli scienziati che l’hanno individuata hanno deciso di soprannominarla IHU, ma non fa ancora parte delle varianti sotto investigazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Variante IHU, il paziente zero sarebbe rientrato dal Camerun

Il cosiddetto paziente “zero” di questo cluster di casi, come sottolineato poi da diversi media transalpini, sarebbe tornato da un viaggio in Camerun. Ciò che ha messo in allerta gli scienziati, è poi emerso, è che questa nuova variante del virus, che discende dalla linea di un’altra variante, ovvero la “B.1.640” identificata per la prima volta in Congo e anche in Francia lo scorso settembre, sembrerebbe essere dotata di 46 nuove mutazioni e 37 soppressioni immunitarie, di cui 23 localizzate sulla proteina Spike. Dunque, più di quelle identificate per la variante Omicron. 

Il dibattito tra gli esperti 

Ad aumentare l’attenzione su questo caso è stata nei giorni scorsi la pubblicazione non sottoposta ad una revisione paritaria, sulla piattaforma “Medrxiv”, del lavoro di ricerca degli studiosi francesi su questa nuova variante. La discussione tra gli esperti si è accesa e gli stessi si sono dimostrati divisi nell’approccio alla mutazione e nella definizione della portata della minaccia che può comportare.

Da una parte per il numero di casi finora individuati, poi perché la stessa variante è stata individuata nell’unità ospedaliera di cui era responsabile il professor Didier Raoult, considerato il “padre della clorochina”, che con questo prodotto riteneva di poter curare i propri pazienti positivi al Covid. Sotto accusa davanti al Comitato di etica, Raoult è oggi in pensione.