El Pais accusa: “A Palermo sei ex mafiosi come guardie al museo”

Pubblicato il 11 Gennaio 2011 - 21:10 OLTRE 6 MESI FA

Sei ex detenuti stabilizzati dalla Regione siciliana, con un passato in Cosa nostra, messi a guardia dei capolavori, tra cui opere di Antonello Da Messina, conservati nella galleria regionale di Palazzo Abatellis, a Palermo. A scriverlo è il quotidiano spagnolo El Pais ed è subito polemica, col governatore Raffaele Lombardo che replica: ”Scandaloso trattare con approssimazione e scarsa informazione un tema così delicato come il reinserimento nel mondo del lavoro di alcuni soggetti particolarmente svantaggiati”.

L’articolo a tutta pagina, dal titolo ”Ieri assassini, oggi guardie al museo”, rivela che i sei ex detenuti rientrano nel piano della Regione sul reinserimento socio-lavorativo dei soggetti che hanno pagato il loro conto con la giustizia. Alle spalle però gli ex detenuti non avrebbero condanne per reati minori, ma per mafia. Adesso la loro mansione sarebbe quella di guardia giurata all’interno della galleria. ”Il bacino di lavoratori a cui fa riferimento il quotidiano – sottolinea Lombardo – non è mai stato selezionato dalla Regione siciliana, ma si tratta di un antico bacino di precariato del Comune di Palermo la cui genesi è frutto della volontà politica dell’ex sindaco Leoluca Orlando”.

Poi però aggiunge che ”di sicuro, verranno effettuate tutte le verifiche necessarie su quel segmento di lavoratori”. A Lombardo non va giù che ”il giornalista parla del museo regionale Abatellis come di un covo di mafiosi insinuando che i nostri tesori d’arte, come l’Annunziata, siano affidati a ex sicari di Cosa Nostra; è una ricostruzione assurda che non trova nessun riscontro nella realtà e non fa altro che danneggiare gratuitamente l’immagine della Sicilia agli occhi del mondo”.

Per l’assessore regionale dei Beni culturali, Sebastiano Missineo, ”il percorso di legalità avviato dalla Regione non può essere messo in discussione da un articolo semplicistico per quanto pubblicato da un quotidiano autorevole”. ”La Sicilia è una terra dove è possibile rifarsi una vita – aggiunge – senza razzismo culturale, anche per chi ha sbagliato ma oggi rinnega le organizzazioni criminali”. Per il direttore di Palazzo Abatellis, Giovanna Cassata, ”i lavoratori che sono stati assegnati al museo svolgono con impegno il loro incarico e non c’è stato alcun problema nell’affidamento delle mansioni”. ”Desta stupore che questa aggressione arrivi proprio dalla Spagna – sostiene Gioacchino Lavanco, docente di psicologia all’Università di Palermo e presidente dell’associazione Trinacria Onlus che raggruppa i lavoratori precari – perché proprio il governo Zapatero ha introdotto importanti e condivisibili iniziative per il reinserimento degli ex detenuti”.

Per Lavanco ”bisogna smettere con le ipocrisie e dobbiamo stabilire se è giusto o meno procedere al reinserimento di chi ha sbagliato e pagato il conto con la giustizia”. ”L’aver avviato al lavoro stabile questi precari – conclude – è una forma concreta per fare antimafia con la A maiuscola perché così facendo si sottraggono i soggetti che hanno sbagliato al ricatto della criminalità organizzata”.