Galles. Amazon, nuove accuse sulle fabbriche lager: il video Bbc in incognito

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Novembre 2013 - 05:00 OLTRE 6 MESI FA
Galles. Amazon, nuove accuse sulle fabbriche lager: il video Bbc in incognito

Galles. Amazon, nuove accuse sulle fabbriche lager: il video Bbc in incognito

ROMA – Galles. Amazon, nuove accuse sulle fabbriche lager: il video Bbc in incognito. Non sono nuove le accuse al gigante del retail digitale Amazon, il più grosso commerciante online del mondo: dietro la facilità di un clic, si nasconde un’organizzazione del lavoro a ritmi tali che gli addetti si ammalano, in condizioni tali che il duro hardware di una moderna catena di montaggio offusca la leggerezza del software. Adam Littler, giornalista della Bbc (senti qui l’audio), si è fatto assumere in incognito come picker (raccoglitore) allo stabilimento Amazon a Swansea in Galles. Prima c’erano stati un’inchiesta in Germania della tv pubblica Ard (una fabbrica definita un gulag), un reportage di Le Monde Diplomatique in Francia.

Adam è comandato in remoto da un auricolare, deve prendere un determinato prodotto e metterlo sul trolley in 33 secondi. Per ogni pacco parte il conto alla rovescia, se sfora o fa un errore lo scanner al quale è collegato suona. “Non ti fanno pensare come essere umani, ti trattano come se fossi un robot” spiega Adam. Lo scanner elettronico è dotato di un gps interno, in modo che dalla centrale operativa possano seguire ogni tuo spostamento e il livello delle tue prestazioni. La produttività è sotto gli standard , puoi andare incontro a sanzioni. I turni di lavoro notturni durano fino a 10 ore e mezzo e un “picker” fa anche 11 miglia (circa 20 chilometri) a piedi in una notte, da una parte all’altra del magazzino che è grande 75 mila metri quadrati. “Non sentivo più i piedi. Ero letteralmente frantumato” racconta il giornalista sotto copertura. Il professor Michael Marmot, uno dei maggiori esperti britannici di stress sul lavoro, interpellato dalla Bbc, dice: “È la somma di tutto quello che non va fatto sul lavoro. Si rischiano malattie mentali e fisiche”. (Ca. So. Il Fatto Quotidiano)