Gas russo, Ucraina chiuderà un punto di accesso verso l’Europa. Flussi reindirizzati verso un altro transito

Il gestore della rete di gas ucraino Grid ha comunicato che da domani mercoledì 11 maggio dovrà essere chiuso un nodo di transito che fornisce il gas russo all’Europa. Il flusso dovrebbe essere comunque garantito per tutti i Paesi Ue.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Maggio 2022 - 20:25 OLTRE 6 MESI FA
gas russo

Gas russo, Ucraina chiuderà un punto di accesso verso l’Europa. Flussi reindirizzati verso un altro transito (foto ANSA)

Nelle prossime ore arriverà un primo stop ai flussi di gas verso l’Ue ma a deciderlo non è stato Gazprom bensì l’invasione stessa della Russia in Ucraina. Il gestore del sistema di trasporto del gas di Kiev (Grid) ha infatti annunciato che, a causa dell’occupazione delle forze russe, il transito attraverso il punto di ingresso di Sokhranivka si fermerà. Nulla di irreparabile, visto che, se Mosca lo vorrà, i flussi potranno essere reindirizzati alla stazione di compressione di Sudzha, in Russia.

Stop al gas verso Ue, Orban frena le sanzioni

Ma la notizia, oltre a far chiudere al rialzo in Borsa il prezzo del gas, rischia di appesantire ulteriormente il dibattito sul sesto pacchetto di sanzioni. Salvo colpi di scena, la riunione degli ambasciatori dei 27 convocata come da prassi mercoledì non avrà l’embargo al petrolio sul tavolo. La videocall annunciata da Ursula von der Leyen con i leader dei Paesi orientali dell’Ue, Viktor Orban su tutti, non può avere luogo perché gli sherpa non hanno trovato ancora un’intesa.

Un colloquio telefonico tra il presidente francese Emmanuel Macron e il premier ungherese è servito a chiarire ulteriormente i punti critici: Budapest, in sostanza, chiede compensazioni ad hoc in cambio del suo sì alla rinuncia, sia pur graduale, al petrolio russo. L’Ue ritiene le preoccupazioni ungheresi “legittime”, anche perché il Paese non può ricevere il greggio via mare e le raffinerie magiare sono tutte tarate sul petrolio russo. Due le ipotesi in campo: la prima prevede che i Paesi Ue condividano, temporaneamente, parte del loro greggio con Budapest; la seconda l’erogazione di fondi ad hoc per Budapest nell’ambito del piano RePowerEu che sarà presentato il 18 maggio.

Bruxelles valuta fondo da 15 miliardi per Kiev

Ma c’è un altro tema che, nei prossimi giorni, potrebbe dividere l’Europa ed è quello del fondo solidarietà per l’Ucraina. Bruxelles valuta un versamento da 15 miliardi focalizzato sulla ricostruzione e finanziato con debito comune. Si tratterebbe, di fatto, di una sorta di Next Generation per Kiev. “Tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha spiegato il commissario Ue per l’Allargamento, Oliver Varhelyi. Ma c’è chi, come Germania e Austria, chiede maggior prudenza e invita ad esplorare strade alternative. A dividere ulteriormente l’Ue potrebbe essere la natura dei finanziamenti: saranno tutti prestiti o anche sovvenzioni? Ed è sulla seconda opzione che lo scontro è dietro l’angolo.