Gb, Scotland Yard lancia l’allarme: “Sarà ‘l’inverno caldo’ degli studenti”

Pubblicato il 26 Novembre 2010 - 16:54 OLTRE 6 MESI FA

Prepariamoci per un inverno caldo, l’era degli universitari in piazza è appena iniziata. Secondo il commissario capo di Scotland Yard Sir Paul Stephenson, le manifestazioni degli studenti che hanno messo a ferro e fuoco il Paese questo mercoledì e due settimane fa, sarebbero soltanto le prime di tutta una serie a venire e gli episodi violenti sono destinati ad aumentare. E su internet intanto è già partito il tam tam per nuove azioni di protesta, mentre il leader dei laburisti Ed Miliband dice di appoggiare gli studenti.

Riguardo alle manifestazioni, Stephenson è stato chiaro: ”Abbiamo attraversato un periodo in cui disordini violenti di questo tipo non si vedevano più. Purtroppo il gioco ora è cambiato e dobbiamo agire di conseguenza”. Il commissario ha ammesso che durante la prima manifestazione del 10 novemmbre, quando il quartier generale dei conservatori è stato occupato e distrutto, la polizia non era preparata, ma ha definito l’operazione di contenimento dell’ultima protesta a Londra, con centinaia di agenti in tenuta anti sommossa, un successo. Stephenson ha espresso la sua preoccupazione durante un incontro dell’authority della polizia londinese Mpa, durante il quale la tattica del ‘kettling’ – ovvero del bloccare i manifestanti per ore al freddo, senza acqua e senza bagni, finché sono troppo sfiniti per causare danni – è stata messa in discussione. Secondo alcuni membri dell’Mpa, ‘sequestrare’ migliaia di ragazzi, molti dei quali minorenni, per circa nove ore in temperature sempre piu’ fredde, non era necessario.

”Avete punito persone innocenti per aver partecipato ad una manifestazione, Come può essere giusta una cosa simile?”, ha protestato Jenny Jones, membro dell’authority appartenente al Green Party. Kettling o meno, gli studenti non si fanno scoraggiare: una nuova manifestazione è in programma per martedì prossimo e altre azioni di protesta sono attese in vista del voto ai Comuni sul disegno di legge che prevede l’aumento delle rette universitarie. A giocarsi la carta delle proteste è stato intanto Miliband, in cerca di consensi tra gli universitari, che in un’intervista stamane con Bbc Radio ha dichiarato di non essere a favore delle proteste violente, ma di comprendere la rabbia dei ragazzi nei confronti dell’aumento delle rette e dei tagli ai finanziamenti di molti atenei.

”Sono stato abbastanza tentato dall’uscire e andare a parlare con loro. Apprezzo i giovani che protestano in maniera pacifica”, ha detto il leader laburista, il quale tuttavia, poche ore dopo, ha rifiutato l’invito da parte del National Campaign Against Fees and Cuts – uno dei gruppi che coordinano le proteste studentesche – di partecipare alla prossima manifestazione.