Germania, non paghi le tasse alla Chiesa? “Sei scomunicato”

Pubblicato il 22 Settembre 2012 - 15:14 OLTRE 6 MESI FA
Papa Benedetto XVI (Lapresse)

BERLINO – Chi non paga i contributi alla Chiesa, non crede. Nel Paese natale di papa Ratzinger i vescovi si inventano la “scomunica light”: se i fedeli non pagano la tassa annuale (l’equivalente del nostro 8 per mille) non possono far parte della comunità religiosa e di conseguenza non potranno ricevere sacramenti né confessarsi. Nemmeno il funerale è concesso.

Come a dire ministri di Dio sì, ma solo se ci stipendiate. La procedura introdotta dalla Conferenza episcopale tedesca ha incassato l’ok del Vaticano. Una dura risposta al grande esodo di fedeli in Germania. Dal 1990 in poi sono in media 100 mila i fedeli che ogni anno lasciano ufficialmente la chiesa per evitare di pagare l’imposta. Il record è stato toccato nel 2011 quando ne usciròno 126 mila.

La controversa Kirchensteuer è una tassa che finisce direttamente nelle casse dell’anagrafe tributaria: il contribuente deve indicare se appartiene alla confessione cattolica o a quella protestante, di conseguenza gli sarà applicata una tassa con aliquote che variano dal 3% all’8% del reddito Irpef.

L’avallo di Roma giunge dopo anni di insistenze da parte dei vescovi tedeschi. A lungo il Vaticano aveva fatto valere le sue obiezioni: nel 2006 aveva chiaramente detto che non bastava dichiarare allo Stato tedesco di non essere più cattolici. Ma ora che è cambiata la musica non si capisce come mai la Chiesa, che per definizione è universale, scomunichi i fedeli tedeschi che non pagano l’obolo mentre continui a considerare cattolici i tanti Italiani che decidono di destinare il proprio 8 per mille ad altre nobili cause.

Forse la Chiesa tedesca non ha considerato che molte persone di fede cattolica possono aver deciso di non finanziarla anche a causa della crisi economica che attanaglia tante famiglie: senza voler essere blasfemi molti potrebbero considerare più importante portare a casa il pane piuttosto che spezzarlo simbolicamente durante la messa domenicale.