Grecia, ancora più suicidi alla vigilia delle elezioni

Pubblicato il 30 Aprile 2012 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA

ATENE – Lunedì 30 aprile è stato un professore di geologia a togliersi la vita impiccandosi ad un lampione ad Atene. Nello stesso giorno, poco tempo prima, un prete di 35 anni si era buttato dal proprio balcone di casa nel nord della Grecia. Il mercoledì precedente uno studente di 23 anni si era tolto la vita sparandosi un colpo di pistola.

Nel Paese che aveva uno dei tassi più bassi di suicidi al mondo la crisi economica ha ribaltato i numeri, insieme alle prospettive, alle aspettative, e al presente dei greci.

Nella nazione che il prossimo 6 maggio andrà alle urne per scegliere chi siederà in Parlamento, i salari sono diminuiti nell’ultimo anno tra il 25 e il 30%. I contratti collettivi sono ormai praticamente inesistenti, e su 33 mila contratti individuali, i tagli sono stati tra il 20 e il 28%.

Secondo gli ultimi dati i pensionati hanno visto sparire negli ultimi due anni tra il 12 e il 40% della loro pensione iniziale, e sette giovani su dieci vogliono emigrare.

Ma il dato più inquietante è proprio quello sui suicidi: 1720 nel 2011. Gli esperti dicono che si tratta di un numero relativamente basso. In Grecia, infatti, si è passati da 2,8 suicidi per centomila abitanti del pre-crisi (e quindi prima del 2009) ai 5 suicidi per centomila abitanti nel 2011. Tanti, ma – sottolineano gli esperti – non molti se paragonati ai 34 suicidi per centomila abitanti della Finlandia, o ai nove per centomila della Germania.

Insieme ai suicidi sono aumentati, però, anche gli omicidi, l’uso di antidepressivi e la richiesta di aiuto psicologico: tutte “abitudini” inconsuete prima in Grecia. E i numeri non dicono tutta la verità: perché spesso i Greci, cristiani ortodossi, preferiscono non ammettere che un loro caro si è suicidato, commettendo quello che per la Chiesa è ritenuto un peccato.